Germania, approvato in via definitiva l’aumento del salario minimo a 12 euro

Attualmente fissato a 9,82 euro, salirà a 10,45 il primo luglio per arrivare a 12 euro l’ora in ottobre

Approvato in via definitiva l’aumento del salario minimo a 12 euro
Bundesrat, la camera alta del parlamento tedesco

Nonostante l’inflazione sia salita sensibilmente anche nella prima economia europea, la Germania alza il salario minimo e la scelta ora è definitiva. Attualmente fissato a 9,82 euro, salirà a 10,45 il primo luglio per arrivare a 12 euro l’ora in ottobre. L’incremento consentirà di aumentare il potere d’acquisto complessivo di 4,8 miliardi di euro, secondo la Confederazione sindacale tedesca.

Il provvedimento, una promessa elettorale del cancelliere tedesco, il socialdemocratico Olaf Scholz, è stato approvato il 10 giugno definitivamente dal Bundesrat, la camera alta del parlamento tedesco.

La decisione – la cui efficacia è estesa anche ai lavoratori stagionali e a quelli immigrati - porterà a un miglioramento della retribuzione per quasi 6,2 milioni di dipendenti su una popolazione attiva di 45,2 mln di persone. Ad esempio, un lavoratore con una retribuzione di 1.700 euro vedrà aumentare la propria busta paga di circa 400 euro.

Ad oggi, ovvero senza calcolare gli aumenti appena decisi, il salario minimo in Germania equivale in termini assoluti a una retribuzione minima pari a 1.621 euro, il che lancia Berlino in quinta posizione in ambito Ue, dopo Lussemburgo, Irlanda, Paesi Bassi, e Belgio. Danimarca, Italia, Austria, Cipro, Finlandia, e Svezia sono invece gli unici paesi membri a non prevedere un salario minimo legale.

La decisione tedesca segue di pochi giorni quella del Consiglio europeo che ha reso noto di aver raggiunto un’intesa politica preliminare sulla bozza di direttiva su salari minimi adeguati nei 27.

La direttiva - ha spiegato il Consiglio - si limita a stabilire procedure per assicurare l’adeguatezza dei salari minimi laddove esistono, a promuovere la contrattazione collettiva per stabilire i salari e ad aumentare l’accesso effettivo alla tutela del salario minimo per i lavoratori che vi hanno diritto in base al diritto nazionale.

Ma c’è un’eccezione: se la diffusione della contrattazione collettiva in uno Stato membro è superiore all’80%, il paese può non considerare la direttiva. Il caso vuole che l’Italia rientri in questo club. Se il nostro paese vorrà pertanto introdurre il salario minimo, potrà farlo contando solo sulle sue forze (politiche). Sarà abbastanza?

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