
Oltre 2.700 tonnellate di oro, per un valore stimato di 245 miliardi di dollari, si trovano nei caveau della Federal Reserve a New York. Una parte consistente appartiene a due paesi europei: Germania e Italia, che ora valutano seriamente l’ipotesi di rimpatrio.
I dati
L’Italia, terza in classifica a livello globale dopo Stati Uniti e Germania, detiene circa 2.452 tonnellate del prezioso metallo. Di tutto questo una gran parte è all’estero e, in particolare, presso la Federal Reserve di New York sono depositati circa 1.061 t, ovvero poco più del 43% delle riserve complessive. La Germania detiene circa 1.236 tonnellate del suo oro presso la Fed, pari a circa il 37 % delle riserve totali.
Perché riportare l’oro in patria?
La richiesta non è nuova, ma si è intensificata in un clima di incertezza geopolitica crescente, tra guerre, tensioni commerciali e rischi sistemici. L’oro non è solo un asset: è una garanzia di stabilità e sovranità economica, che inizia a fare gola a molti governi.
Il precedente tedesco e la posizione italiana
La Germania ha già iniziato un parziale rimpatrio nel 2013, riportando a Francoforte parte delle riserve custodite negli Usa e in Francia. L’Italia, che detiene la terza riserva aurea al mondo, non ha mai trasferito fisicamente i lingotti conservati all’estero, ma il dibattito politico si riaccende ciclicamente.
Segnali da non sottovalutare
In un mondo sempre più multipolare, il controllo diretto dell’oro può rappresentare una mossa strategica. Il ritorno delle riserve entro i confini nazionali è un messaggio chiaro: i governi vogliono maggiore autonomia nel gestire la propria ricchezza reale.