L'uomo piezoelettrico. Se camminando ci illuminiamo la strada, da soli

L'uomo, l'elettrizzante risorsa energetica di sé stesso. E' la più recente idea in tema di fonti, dove ormai l'inventiva degli scienziati per rendere più sostenibile il pianeta non ha più limiti

L'uomo piezoelettrico. Se camminando ci illuminiamo la strada, da soli

“Della creatività energetica”. Potrebbe essere il titolo di un libro che riassumesse tutte le forme con cui produrre l'elettricità che ci è necessaria per vivere o tutta la propulsione che serve per spostarci. Dopo circa due secoli di utilizzo sfrenato delle uniche fonti energetiche e degli unici propellenti “possibili” per l'umanità, cioè quelli fossili (con pochissime altre eccezioni, come il vento, per la mobilità navale e per – ad esempio - la macinazione dei cereali ), ora è una esplosione di creatività, appunto, in merito a tutto ciò che può diventare fonte energetica. E, dato l'alto e quasi indefinibile numero di nuove fonti, quell'ipotetico libro sarebbe un super-tomo.

Dai moti oceanici profondi, alle radiazioni terrestri, non c'è settore che non possa essere capace, grazie all'intuizione e grazie alla tecnologia, di produrre energia. Le ultime novità ce le elenca Deutsche Welle. E molte fanno riferimento all'ultima frontiera dell'inventiva umana: cioè all'uomo e alla donna stessi, in quanto corpi in movimento o che emanano calore. A Tokio c'è una delle stazioni ferroviarie i cui tabelloni di segnalazione arrivi e partenze sono azionati (non è dato sapere se in tutto o in parte) dal passaggio delle persone ai tornelli di controllo dei biglietti. Stesso concetto in un campo di calcio a Rio de Janeiro: dove più è irruento il tackle dei difensori sugli attaccanti più sarà potente la luce diffusa dai riflettori.

È il concetto di piezoelettricità: tradurre la pressione in moto rotante e quindi elettricità. Il segreto sta nel pavimento di queste strutture. Al di sotto dell'area calpestabile, infatti, si trovano migliaia di molle che trasmettono e traducono la forza pressoria soprastante. Il concetto sembra che stia diventando di gran moda in Germania, a Berlino in particolare. La capitale tedesca, già di suo molto sensibile ai temi green,è anche la capitale europea del clubbing e ormai diverse discoteche della città stanno studiando come diventare eco-calpestabili. Le autorità cittadine stanno incentivando la conversione dei dance-floor e anche il risparmio energetico tout-court con agevolazioni consistenti.

Ma l'uomo elettrizzante, cioè fonte energetica di sé stesso, non finisce qui. Ci sono gli abiti-batteria, così come altri oggetti indossabili, a partire dagli orologi, che assorbono i 35/36 gradi di temperatura umana per tradurli in energia. E poi c'è una  sperimentazione tanto ben avviata in Svezia che è diventata una prima realtà. Anche qui c'è di mezzo una stazione ma non per sfruttare la camminata dei passeggeri: no, per sfruttare direttamente il loro calore corporeo. Catturando il calore di migliaia di pendolari è stato possibile riscaldare un edificio adiacente alla stazione (primo caso al mondo di trasmissione del calore umano a distanza).

Se si esce dai corpi umani, molto promettente è l'energia ricavabile dalle alghe marine – ma ancora piuttosto costosa - o dai fondi di caffè. Quest'ultima risorsa sta facendo fare grandi ricavi a una società di Londra, che raccoglie i fondi di migliaia di bar e caffetterie e li fa diventare combustibili da riscaldamento o per muovere i classici bus londinesi. Il tutto in nome del risparmio energetico e dell'abbattimento delle emissioni nocive.

E a proposito di sistemi taglia-emissioni, la sperimentazione più ardita è in Islanda, dove una  società ha cercato di “purificare” la più grande centrale geotermica del mondo, quella di Hellisheidi, la quale, come tutte le centrali, emette molta CO2. L'obiettivo della Climeworks è quella di catturaree l'anidride carbonica, “sequestrandola” con dei filtri brevettati, mineralizzandola e re-iniettandola sotto terra, a 700 metri di profondità, rendendola inerte per l'eternità.

Questo articolo è stato precedentemente pubblciato su LA STAMPA

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