Gli ultimi dati sulle emissioni globali di anidride carbonica mettono in discussione gli sforzi del mondo per affrontare la crisi climatica. Le emissioni di CO2 sono destinate a salire del 4,9% nel 2021, rispetto all’anno precedente, secondo uno studio pubblicato di recente dal Global Carbon Project (GCP), un gruppo di scienziati che monitora le emissioni.
Nel 2020, le emissioni sono diminuite del 5,4% in seguito alla pandemia e ai relativi blocchi. La maggior parte degli osservatori si aspettava un rimbalzo quest’anno, ma non tanto quanto poi è stato registrato. Il settore energetico continua ad essere il più grande emettitore di gas serra, con una quota del 40%, ed è in aumento.
Ma che dire del nucleare? I sostenitori della controversa fonte di energia affermano che è un modo rispettoso del clima per generare elettricità e che non produce emissioni. È davvero così? Il nucleare è una fonte di energia a emissioni zero? La risposta è ‘no’.
Innanzitutto, l’estrazione, il trasporto e il trattamento dell’uranio producono emissioni. Anche il lungo e complesso processo di costruzione delle centrali nucleari rilascia CO2, così come la demolizione di siti dismessi. E, ultimo ma non meno importante, anche i rifiuti nucleari devono essere trasportati e stoccati in condizioni rigorose: anche in questo caso si deve tener conto delle emissioni.
Dunque, quanta CO2 produce il nucleare? I risultati variano in modo significativo, a seconda che si consideri solo il processo di generazione dell'elettricità o si tenga conto dell'intero ciclo di vita di una centrale nucleare. Un rapporto pubblicato nel 2014 dall'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) delle Nazioni Unite , ad esempio, ha stimato un intervallo da 3,7 a 110 grammi di CO2 equivalente per kilowattora (kWh).
È stato a lungo ipotizzato che le centrali nucleari generino una media di 66 grammi di CO2/kWh, sebbene Ben Wealer dell'Università di Berlino, ritenga che la cifra reale sia molto più alta. Le nuove centrali elettriche, ad esempio, generano più CO2 durante la costruzione rispetto a quelle costruite nei decenni precedenti, a causa di norme di sicurezza più severe.
Il World Information Service on Energy con sede nei Paesi Bassi ha calcolato che le centrali nucleari (nel loro ciclo di vita) producono 117 grammi di emissioni di CO2 per kilowattora.
Mark Z. Jacobson, direttore dell'Atmosphere/Energy Program presso la Stanford University della California, ha calcolato un costo climatico da 68 a 180 grammi di CO2/kWh, a seconda del mix elettrico utilizzato nella produzione di uranio e di altre variabili.
Sulla base di questi dati, quanto è rispettoso del clima il nucleare rispetto ad altre fonti energetiche? Se nel calcolo si tiene conto dell’intero ciclo di vita di una centrale nucleare, l’energia da fissione viene sicuramente prima dei combustibili fossili come il carbone o il gas naturale. Ma il quadro muta drasticamente rispetto alle energie rinnovabili.
Secondo l’Agenzia tedesca per l’ambiente (UBA), l’energia nucleare rilascia 3,5 volte più CO2 per chilowattora rispetto ai sistemi di pannelli solari fotovoltaici. Rispetto all’energia eolica onshore, questa cifra sale a 13 volte più CO2. Quando si confronta con l’elettricità proveniente dagli impianti idroelettrici, il nucleare genera 29 volte più carbonio.
Possiamo fare affidamento sull’energia nucleare per fermare il riscaldamento globale? Oltre alla quantità di emissioni, c’è anche un problema di tempi. Secondo Wealer ed altri esperti, il contributo dell’energia nucleare è visto in modo troppo ottimistico: “Ci vuole troppo tempo perché l'energia nucleare diventi disponibile”, spiega.
Per Mycle Schneider, autore del World Nuclear Industry Status Report, le centrali nucleari sono circa quattro volte più costose di quelle eoliche o solari e impiegano cinque volte il tempo per essere costruite. Ci vogliono dai 15 ai 20 anni affinché un nuovo impianto nucleare entri effettivamente in funzione.
Pertanto, se l’obiettivo è ridurre i gas serra entro un decennio siamo fuori con i tempi. Motivo per per il quale, al momento, “l’energia nucleare non è considerata una delle principali soluzioni globali al cambiamento climatico”, taglia corto Antony Froggatt, del think tank britannico Chatham House.
Allora, cosa fare? I finanziamenti destinati al nucleare potrebbero dirottati verso le rinnovabili. Anche perché, paradossalmente, è la stessa energia nucleare ad essere colpita dal cambiamento climatico. Durante le estati sempre più calde, diverse centrali nucleari in giro per il mondo hanno dovuto essere temporaneamente chiuse. Le centrali elettriche dipendono infatti da fonti d’acqua limitrofe per raffreddare i loro reattori e, con molti fiumi che si stanno prosciugando, quelle fonti d’acqua non sono più garantite.
Emerge così un teorico ‘rinascimento’ del nucleare a fronte di una differente ed inequivocabile dinamica fattuale: l’industria nucleare si sta riducendo da anni. Negli ultimi due decenni, 95 centrali nucleari sono state attivate e 98 sono state chiuse. E se si esclude la Cina dal conteggio, il numero di centrali nucleari a livello globale si è ridotto di 50 reattori.