
L’attacco di Israele all’Iran ha scatenato un’ondata di nervosismo sui mercati globali, spingendo al rialzo i prezzi del petrolio. Gli analisti temono che l’escalation possa coinvolgere l’intera regione, con conseguenze dirette sulle forniture energetiche e sull’equilibrio economico mondiale.
Il cuore del problema è il petrolio
Il Medio Oriente rappresenta una delle principali aree di produzione petrolifera al mondo. Solo l’Iran, nonostante le sanzioni, è il terzo produttore regionale, dietro Arabia Saudita e Iraq. E continua a esportare verso giganti come Cina e India. In caso di guerra su larga scala, anche i paesi vicini potrebbero essere coinvolti, mettendo a rischio produzione e trasporti.
Lo Stretto di Hormuz: il punto critico
Tutti gli occhi sono ora puntati sullo Stretto di Hormuz, crocevia di circa il 20% del petrolio mondiale. Se l’Iran dovesse bloccarlo, le conseguenze sarebbero devastanti: petroliere ferme, prezzi alle stelle, e impatto diretto su carburanti e beni di consumo in tutto il mondo.
La minaccia combinata di guerra e dazi
La tensione arriva in un momento già fragile per l’economia globale, aggravato dalle politiche protezionistiche di Trump. L’aumento dei dazi ha già colpito i commerci, e un conflitto prolungato aggraverebbe l’inflazione. Secondo FXStreet, ogni +10% del prezzo del greggio si traduce in un +0,4% dell’inflazione l’anno successivo.
Navi, rotte deviate e costi in crescita
Gli effetti si vedono già nel Mar Rosso, dove gli attacchi degli Houthi hanno costretto molte compagnie a deviare le rotte attorno al Corno d’Africa, con costi maggiori e tempi più lunghi. Peter Sand (Xeneta) avverte: “Potremmo assistere a nuovi sovrapprezzi per la sicurezza su tratte critiche come Hormuz”.
Gas e Pil a rischio
Non solo petrolio. Anche le forniture di gas sono sotto pressione, dal giacimento Tamar in Israele alle esportazioni di Gnl dal Golfo. L’economia israeliana, già colpita dal conflitto a Gaza, potrebbe perdere fino a 120 miliardi di dollari, il 20% del Pil. L’Iran, da parte sua, lotta con un’inflazione al 40% e una valuta in caduta libera.
Verso una nuova recessione?
Gli analisti avevano iniziato a escludere una nuova recessione globale. Ma l’effetto combinato di tariffe punitive e guerra energetica riaccende i timori. Una crisi prolungata nel Golfo Persico potrebbe accelerare il rallentamento dell’economia mondiale, riportando lo spettro della recessione dietro l’angolo.