Stretto di Hormuz: il collo di bottiglia del petrolio mondiale sotto pressione

Tensione crescente tra Iran e Israele: la rotta energetica più critica del pianeta è a rischio. Ecco perché il mondo guarda con apprensione a ogni mossa nello Stretto di Hormuz

Stretto di Hormuz: il collo di bottiglia del petrolio sotto pressione

Lo Stretto di Hormuz, tra Iran e Oman, è il punto di transito più importante al mondo per il petrolio. Ogni giorno, circa 20 milioni di barili attraversano questo corridoio largo appena 33 km. A farne uso sono giganti dell’energia come Arabia Saudita, Emirati, Kuwait, Iraq e Qatar, che esporta da lì anche il suo gas liquido (GNL).

Il conflitto che preoccupa i mercati

Le ostilità tra Iran e Israele hanno riacceso i timori per la sicurezza nello stretto. Finora non ci sono stati attacchi diretti, ma navi commerciali stanno deviando le rotte, mentre aumentano gli episodi di interferenze elettroniche nei sistemi di navigazione. Il rischio? Un’interruzione delle forniture che potrebbe far schizzare il prezzo del greggio e colpire in pieno le economie asiatiche.

Noli alle stelle

Secondo Bloomberg, i costi per trasportare petrolio dal Golfo verso Asia ed Est Africa sono aumentati rispettivamente del 20% e del 40% in pochi giorni. Una chiara reazione del mercato all’incertezza geopolitica che si respira nella regione.

Chi rischia di più

Asia in prima linea: l’82% del petrolio che attraversa Hormuz finisce in paesi come Cina, India, Giappone e Corea del Sud. Un eventuale blocco avrebbe effetti devastanti su questi mercati, con conseguenze globali sulla crescita e sull’inflazione.

Alternative (limitate) al passaggio

Arabia Saudita ed Emirati hanno costruito oleodotti alternativi: il più importante è il East-West Pipeline saudita (capacità: 5 milioni di barili al giorno). Ma secondo l’EIA, ‘solo’ 2,6 milioni di barili al giorno potrebbero davvero evitare lo Stretto. Un numero troppo basso per garantire la stabilità del sistema.

Perché anche Teheran ha tutto da perdere

Un blocco dello stretto colpirebbe anche l’Iran, che esporta tutto il suo petrolio via mare e si affida alla Cina come cliente principale. Una chiusura danneggerebbe l’economia iraniana e comprometterebbe i fragili rapporti con i vicini del Golfo.

In sintesi: lo Stretto di Hormuz è un termometro della stabilità globale. Un’escalation militare potrebbe trasformarlo in una miccia energetica planetaria.

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