Le centrali nucleari francesi sudano

Le successive ondate di calore stanno mettendo a dura prova i reattori nucleari francesi

Le centrali nucleari sudano

Come altri paesi europei, anche la Francia sta combattendo contro la siccità. Nel territorio transalpino non si erano mai viste temperature fino a 40 gradi Celsius per alcune settimane consecutive. Le conseguenze sono note. Ma ora ne emerge una relativamente nuova. Il caldo estremo sta mettendo a dura prova i reattori nucleari.

Le centrali nucleari normalmente generano circa il 70% dell’elettricità in Francia, rendendo la quota del nucleare nel mix energetico più alta che in qualsiasi altro paese. Ma più della metà dei 56 reattori del Paese sono chiusi da diversi mesi per manutenzioni programmate o straordinarie.

Inoltre, un impianto su cinque dovrebbe interrompere la propria attività o almeno ridurla al minimo indispensabile, poiché la temperatura dell’acqua dei fiumi in cui le centrali scaricano l’acqua di raffreddamento supera un certo limite (a causa del cambiamento climatico). Ma il governo ha sospeso quella norma almeno fino all’11 settembre.

Quella di Parigi è una scelta sbagliata, secondo alcuni. La portata dei fiumi è scesa (in seguito alla siccità) e l’acqua restituita dalle centrali al mare è inferiore a quella prelevata; infatti, una parte evapora nel processo. Infine, la temperatura dell’acqua dopo il raffreddamento è decisamente più alta di quella dei fiumi.

Di qui, si innesca un circolo vizioso che arriva alla catena alimentare. L’acqua più calda distrugge le microalghe, che rappresentano cibo per alcuni piccoli pesci, di cui si nutrono quelli più grandi, e contiene più batteri. Per renderla potabile, occorre aggiungere sostanze chimiche.

Nel frattempo, la tecnologia nucleare cosiddetta di quarta generazione non è ancora pronta per essere impiegata in centrali di nuova costruzione (al momento, occorrono 10-15 anni solo per costruire un impianto e resta, tra gli altri, irrisolto il problema delle scorie) e, allo stesso tempo, la Francia è l’unico Paese europeo a non aver raggiunto gli obiettivi dell’Ue per il 2020 in materia di energie rinnovabili che rappresentano solo circa il 19% della produzione di energia (invece del previsto 23%).

Il risultato? Finora la Francia è stata il più grande esportatore netto di energia d'Europa ma quest’anno, nonostante il grande affidamento sull’energia nucleare, il Paese dovrà importare più elettricità di quanta potrà esportarne

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