
Sotto una dorsale montuosa negli altopiani meridionali della Guinea si nasconde uno dei più grandi giacimenti di minerale di ferro al mondo. Con 3 miliardi di tonnellate di riserve stimate, il sito di Simandou vale circa 315 miliardi di dollari ai prezzi di mercato attuali. Dopo quasi trent’anni di stallo, il progetto è finalmente entrato nella fase operativa: il 3 dicembre 2025 il primo carico di minerale ha lasciato le coste guineane, diretto verso le acciaierie cinesi.
Un progetto che riscrive gli equilibri globali
L’avvio di Simandou potrebbe ridisegnare il mercato mondiale del ferro, oggi dominato dall’Australia. La Cina, già primo consumatore globale di minerale di ferro, detiene una quota strategica nel progetto, rafforzando ulteriormente il proprio controllo sulle catene di approvvigionamento delle materie prime critiche. Per Pechino, Simandou rappresenta una leva industriale e geopolitica di prim’ordine.
La scommessa economica della Guinea
Per la Guinea, paese di 14 milioni di abitanti, la miniera è una potenziale svolta storica. Il governo promette di destinare i proventi allo sviluppo infrastrutturale: strade, ferrovie, scuole, sanità ed energia. In un’economia ancora fragile e fortemente dipendente dalle materie prime, Simandou potrebbe garantire entrate stabili per decenni.
Il nodo politico: sviluppo o rendita di potere
Nel breve periodo, però, il progetto rafforza soprattutto la giunta militare al potere. Il generale Mamady Doumbouya, leader del regime, punta a utilizzare l’avvio della miniera come elemento di legittimazione in vista delle elezioni presidenziali del 28 dicembre. Il rischio, evidenziato da osservatori internazionali, è che la ricchezza generata finisca per consolidare il potere politico più che migliorare le condizioni di vita della popolazione.
La maledizione delle risorse incombe
La storia africana è ricca di esempi in cui enormi risorse naturali hanno prodotto instabilità, corruzione e disuguaglianze, anziché sviluppo diffuso. Senza trasparenza, istituzioni solide e controllo democratico, Simandou rischia di trasformarsi da opportunità storica a ennesimo caso di “resource curse”.
Un bivio decisivo
Simandou è molto più di una miniera: è un test cruciale per il futuro della Guinea. Potrà essere il motore di una crescita sostenibile e inclusiva oppure l’ennesima ricchezza estratta senza benefici reali per il Paese. La risposta dipenderà da come verranno gestiti profitti, potere e responsabilità nei prossimi anni.




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