Dopo Varsavia e Sofia, i prossimi saranno Berlino e Roma?

La Russia pronta a chiudere i rubinetti del gas ad altri paesi che decidono di non pagare il gas in rubli

Dopo Varsavia e Sofia, i prossimi saranno Berlino e Roma?

Dopo esser stato minacciato per settimane, il ricatto russo è diventato realtà. Gazprom ha chiuso i rubinetti del gas a Polonia e Bulgaria perché si sono rifiutate di pagare le consegne in rubli. Lo ha confermato il colosso di Stato russo, spiegando in una nota di aver “completamente sospeso le forniture a Bulgargaz e PGNiG”, le due compagnie nazionali del gas.

PGNiG ha spiegato in una nota che “considera la sospensione delle forniture di gas naturale una violazione del contratto Yamal”, il gasdotto che trasporta l’oro blu a Occidente, e ricorda che “può approvvigionarsi di gas dall’Ue tramite interconnessioni con la Germania e la Repubblica Ceca e attraverso il mercato globale del Gnl”.

Secondo quanto riportato dalla società energetica, gli impianti di stoccaggio polacchi sono attualmente pieni all’80%. Varsavia sta anche completando insieme alla Danimarca la Baltic Pipe, il gasdotto che a regime trasporterà 10 miliardi di metri cubi di gas norvegese sulle coste del Mar Baltico, la stessa quantità che oggi la Polonia compra dalla Russia. Più complicata la situazione della Bulgaria, che dipende quasi interamente per il suo fabbisogno di gas dalla Russia contro circa il 50% della Polonia e ha solo il 18% degli stoccaggi riempiti. Sofia si dovrà rivolgerà a Grecia e Turchia oltre ad attingere al gas naturale liquefatto sul mercato internazionale.

Ora la Russia minaccia di bloccare il gas anche verso altri Paesi se le forniture non saranno pagate in rubli. Il presidente russo Vladimir Putin ha decretato a marzo che il gas di Gazprom esportato nei cosiddetti paesi ostili, che includono l’Ue, da aprile andrà pagato solo in rubli secondo uno schema stabilito tra Gazprom, Gazprombank, la banca centrale russa e il governo. Chi non si adegua non riceverà più il gas. Si tratta di capire ora se nei prossimi giorni l’escalation si estenderà ad altri paesi europei, a partire da Germania e Italia, i due big più dipendenti dal metano di Mosca.

In queste giornate difficili anche la propaganda fa la sua parte. Così il cancelliere austriaco ha dovuto smentire la notizia diffusa dai media russi secondo cui l’Austria avrebbe accettato di pagare le forniture in rubli. “Prima che le fake news sulla propaganda russa vengano diffuse ulteriormente qui - ha scritto Karl Nehammer -. Ovviamente, Omv (la compagnia energetica austriaca, ndr) continuerà a pagare in euro le consegne di gas dalla Russia. L’Austria si attiene alla lettera alle sanzioni concordate dall’Ue”.

Simile precisazione giunge anche da Berlino: “Gli importatori tedeschi di gas pagano in euro”, ha detto il portavoce del governo Steffen Hebestreit, mentre il ministro dell’Economia Habeck ha fatto notare che oggi la dipendenza della Germania dal gas russo è scesa al 35% da oltre il 50% prima dell’aggressione russa all’Ucraina.

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