Il principale esportatore di petrolio del mondo punta a trasformarsi nel primo produttore di idrogeno verde

L’Arabia Saudita ha bisogno di trovare altre fonti di reddito in un mondo che in futuro farà sempre meno affidamento sui combustibili fossili. Ma l’idrogeno verde può essere prodotto dovunque e se il mercato dovesse decollare come previsto (600 miliardi di dollari entro il 2050), la concorrenza sarà feroce. E i dubbi sui costi restano.

Il principale esportatore di petrolio del mondo punta a ...

Sulla costa nordoccidentale dell’Arabia Saudita dovrebbe sorgere un impianto per la produzione di idrogeno (i lavori dovrebbero partire nel 2026). Il principale esportatore di petrolio del mondo sta infatti cercando di trasformarsi nel primo produttore di questa fonte di energia pulita (una risorsa che può essere usata per alimentare le automobili, per la produzione industriale e perfino per riscaldare e illuminare le case): se dovesse rispettare l’obiettivo di produrre 650 tonnellate al giorno diventerà l’impianto più grande del mondo.

Il piano saudita per dominare il campo della produzione di idrogeno fa parte del tentativo di diversificare un’economia dipendente dal gas e dal petrolio. Nel 2021 il 60% del budget saudita derivava dall’oro nero (149 miliardi di dollari). Il paese ha dunque bisogno di trovare altre fonti di reddito in un mondo che in futuro farà sempre meno affidamento sui combustibili fossili.

Tuttavia, altri paesi hanno messo gli occhi su questo mercato, a cominciare da Russia (che punta a controllare il 20% del mercato dell’idrogeno entro il 2030) ed Emirati Arabi Uniti (il 25% entro il 2030). Poi in pista ci sono anche Oman, Marocco ed Egitto che hanno annunciato la costruzione di nuovi impianti.

C’è chi dubita inoltre che l’impianto sul mar Rosso dia i risultati sperati. Diversamente dal petrolio, il cosiddetto idrogeno verde – l’opzione meno dannosa per l’atmosfera che comprende l’uso di acqua ed energia rinnovabile – può essere prodotto dovunque e, secondo l’International renewable energy agency, potrebbe soddisfare fino al 12% delle necessità energetiche mondiali entro il 2050. Se il mercato dovesse decollare come previsto (600 miliardi di dollari entro il 2050), la concorrenza sarà feroce.

L’idrogeno verde, prodotto attraverso l’elettrolisi dell’acqua, è il combustibile meno dannoso per l’ambiente perché deriva da energie rinnovabili. Sulle coste nordoccidentali dell’Arabia Saudita ci sono luce solare e vento in abbondanza tutto l’anno per alimentare i pannelli solari e le pale eoliche. L’idrogeno blu, invece, è ricavato separando le molecole da un carburante fossile come il gas metano e richiede poi un processo di cattura della CO2 emessa. L’Arabia Saudita scommetterà sia sull’idrogeno verde sia su quello blu. Ma i dubbi restano. L’idrogeno è difficile da produrre, da conservare e da trasportare, e probabilmente i costi resteranno proibitivi.

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