Fuga dai titoli del debito pubblico Usa: gli investitori scaricano i Treasury a 30 anni

I maxi tagli fiscali promessi da Trump fanno tremare i mercati obbligazionari. Deflussi record dai bond a lunga scadenza

Fuga dai titoli del debito pubblico

Gli investitori voltano le spalle ai Treasury bond a 30 anni, un tempo considerati tra gli asset più sicuri al mondo. Nel secondo trimestre del 2025 si è registrato un deflusso netto di 11 miliardi di dollari dai fondi obbligazionari a lunga scadenza: il dato più alto dalla crisi pandemica del 2020. A rivelarlo è il Financial Times, che parla apertamente di una fuga di capitali mai vista da cinque anni.

Il motivo? I piani fiscali (e il debito) firmati Trump

Dietro l'ondata di vendite si nasconde un nome preciso: Donald Trump. Il suo nuovo maxi piano di taglio delle tasse, ora all’esame del Congresso, rischia di gonfiare il debito pubblico statunitense di migliaia di miliardi di dollari nel prossimo decennio. Gli investitori temono che i conti americani diventino sempre più instabili e stanno ripensando la loro esposizione sulla parte lunga della curva.

Gli analisti lanciano l’allarme: “problema sistemico”

Per Bill Campbell di DoubleLine, questo esodo è “sintomo di un problema molto più grande”: il timore diffuso, sia negli Stati Uniti che all’estero, di non poter più contare sulla sostenibilità fiscale americana. A fare eco è anche Lotfi Karoui, strategist di Goldman Sachs, che parla esplicitamente di una crisi di fiducia verso la capacità del Tesoro USA di garantire equilibrio di lungo periodo.

La tendenza si inverte: boom delle scadenze brevi

Mentre i bond trentennali vengono abbandonati, i fondi obbligazionari a breve termine fanno il pieno: oltre 39 miliardi di dollari raccolti nello stesso periodo. Gli investitori, insomma, preferiscono restare liquidi o concentrarsi su strumenti meno esposti al rischio debito e alle incertezze politiche post-elettorali.

È davvero la fine dell’era Treasury?

Non tutti però suonano le campane a morto. Per Andrzej Skiba (RBC Global Asset Management), "non siamo di fronte alla fine del mercato dei Treasury", ma piuttosto a una fase di scosse di assestamento. Secondo l’esperto, si assisterà a una maggiore diversificazione internazionale dei portafogli, ma i titoli Usa rimarranno comunque centrali per molti investitori istituzionali nel mondo.

Quando il debito spaventa (più delle crisi)

Il dato è chiaro: se anche uno degli asset considerati più solidi inizia a essere venduto in massa, il problema non è ciclico ma sistemico. E riguarda direttamente la credibilità finanziaria degli Stati Uniti. Con Trump che promette tagli fiscali monumentali, i mercati iniziano a fare i conti con la realtà: chi trova Trump, (per ora) perde fiducia… e vende Treasury.

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