La sanità pubblica è sempre più vampirizzata dagli operatori privati

L’Italia spende pro capite per la sanità la metà della Germania e il 15 per cento in meno della media Ue. Il Sistema sanitario nazionale è sostanzialmente de-finanziato. Il risultato è che spesso per molti l’unica soluzione resta la sanità privata.

La sanità pubblica è sempre più vampirizzata dagli operatori privati

Nel 2023, il 42 per cento dei pazienti con redditi più bassi, fino a 15 mila euro, è stato costretto a procrastinare o a rinunciare alle cure sanitarie perché nell’impossibilità di accedere al Servizio sanitario nazionale e non potendo sostenere i costi della sanità a pagamento. Lo evidenzia il 21° Rapporto ‘Ospedali & Salute’, promosso da Aiop (Associazione italiana ospedalità privata) e realizzato in collaborazione con il Censis.

La quota di chi è costretto a procrastinare o rinunciare alle cure scende al 32,6 per cento dei redditi tra i 15 mila e i 30 mila euro, al 22,2 di quelli tra i 30 mila e i 50 mila euro, e al 14,7 di quelli oltre i 50 mila euro.

L’indagine punta i riflettori anche su un altro fenomeno allarmante: l’effetto erosivo sulla ricchezza che, ovviamente, impatta in modo difforme sulle classi di reddito. Il 36,9 per cento degli italiani ha infatti rinunciato ad altre spese per sostenere quelle sanitarie: è il 50,4 per cento tra i redditi bassi, il 40,5 tra quelli medio-bassi, il 27,7 tra quelli medio-alti e il 22,6 tra quelli alti.

D’altronde, accedere in tempi accettabili al Ssn è ormai diventato in numerosi casi impossibile. Nel fattempo, la sanità pubblica, che è sempre più vampirizzata dagli operatori privati, resta de-finanziata (l’Italia spende pro capite per la sanità la metà della Germania e il 15 per cento in meno della media Ue).

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