
Negli ultimi vent’anni, le carceri europee hanno riflesso l’andamento delle politiche penali del continente. Dopo una lunga fase di aumento dei detenuti, molti paesi avevano intrapreso un percorso di riforme: pene alternative, misure di reinserimento e programmi di giustizia riparativa avevano portato a un progressivo svuotamento delle celle. Ma la tendenza si è invertita. Dal 2022, i dati mostrano una nuova crescita della popolazione carceraria in gran parte d’Europa.
123 detenuti ogni 100.000 abitanti: il ritorno ai numeri pre-pandemia
Secondo le ultime rilevazioni, nel 2024 si contano 123 detenuti ogni 100.000 abitanti, contro i 112 del 2021, minimo storico degli ultimi decenni. Il picco era stato raggiunto nel 2011, con 145 detenuti ogni 100.000 abitanti, prima che le riforme in materia penale e la diffusione delle pene alternative ne riducessero gradualmente il numero.
Pandemia, carenze strutturali e politiche più restrittive
A pesare sull’inversione di rotta sono stati diversi fattori: gli effetti sociali della pandemia, che hanno acuito povertà e disagio, ma anche la carenza cronica di risorse e personale nelle strutture penitenziarie europee. In alcuni paesi, inoltre, l’inasprimento delle politiche penali e migratorie ha portato a un aumento dei nuovi ingressi, rendendo più difficile mantenere i livelli di detenzione sotto controllo.
La disuguaglianza tra Paesi: pochi casi estremi alzano la media
Un dato interessante è che la mediana – ossia il valore centrale tra i tassi dei vari paesi – resta inferiore alla media europea. Questo significa che pochi Stati con livelli di detenzione molto elevati (come Polonia, Ungheria o Turchia) spingono verso l’alto il dato complessivo, mentre la maggioranza dei paesi dell’Europa occidentale mantiene tassi più bassi, grazie a politiche giudiziarie più orientate alla riabilitazione.
Una sfida politica e sociale
La nuova crescita del numero di detenuti riaccende il dibattito sulla funzione rieducativa della pena e sulla necessità di investire in strutture moderne, educatori e percorsi di reinserimento. Per evitare che la spirale del sovraffollamento torni a essere una costante, serviranno scelte politiche strutturali e una visione di lungo periodo capace di bilanciare sicurezza e diritti.


				
			
 


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