Rallenta la corsa dell’inflazione nell’Eurozona: è una buona, ma non ottima, notizia. Ecco perché

La discesa del tasso di inflazione si deve in gran parte all’andamento dei prezzi dei beni energetici, in decisa decelerazione tendenziale a causa dell’effetto statistico derivante dal confronto con ottobre 2022, quando si registrarono forti aumenti dei prezzi. Il caso del Belgio e dell’Olanda.

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Presi per il PIL

Il punto è che il rallentamento dell’inflazione è una buona notizia soprattutto per le classi medio-basse, ma non è un’ottima notizia visto che conferma l’assorbimento strutturale degli aumenti (in parte determinati da comportamenti altamente speculativi) registrati da due anni a questa parte. In altri termini, il livello dei prezzi al consumo continua a crescere ma a un ritmo meno rilevante. Il fatto è che gli incrementi inflattivi più significativi sembrano oramai irreversibili quantomeno in Italia, dove peraltro negli ultimi 30 anni il livello dei salari è persino diminuito.
Rallenta la corsa dell’inflazione: è una buona, ma non ottima, notizia

A ottobre, secondo le stime preliminari dell’Istat, l’inflazione evidenzia una netta diminuzione, scendendo a +1,8 per cento, dato che non si registrava da luglio 2021 (+1,9 per cento) e che si confronta con il +5,3 per cento di settembre.

La drastica discesa del tasso di inflazione si deve in gran parte all’andamento dei prezzi dei beni energetici, in decisa decelerazione tendenziale a causa dell’effetto statistico derivante dal confronto con ottobre 2022, quando si registrarono forti aumenti dei prezzi. Un contributo al ridimensionamento si deve inoltre alla dinamica dei prezzi dei beni alimentari (da +7,7 a +5 per cento). L’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,7 per cento per l’indice generale e a +5,1 per cento per la componente di fondo.

Prosegue la riduzione dell’inflazione anche nell’Eurozona. A ottobre il tasso annuo nei venti Stati membri è sceso al 2,9 per cento, rispetto al 4,3 di settembre e al 5,2 di agosto. Il tasso italiano è il più basso a parte quello del Belgio e dei Paesi Bassi, dove è stata registrata una decrescita dei prezzi, pari rispettivamente a -1,7 e -1 per cento. La Germania si è attestata al 3 per cento e la Francia al 4,5 per cento.

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