Lagarde ammette di aver sbagliato le previsioni sull’inflazione

Preoccupata dall’andamento dei prezzi, la Bce resta per ora ‘colomba’ e non annuncia la stretta, ma prepara il terreno a un cambiamento di orientamento. I mercati ‘fiutano’ un rialzo già a giugno. Intanto aumentano gli scetticismi verso la gestione Lagarde, accusata da più parti di andare avanti a fari spenti nella notte

Inflazione, Lagarde ammette di aver sbagliato le previsioni
Christine Lagarde

Un aumento dei tassi di dieci centesimi già a giugno e una stretta complessiva di 40 punti base nel corso dell’intero 2022.

Christine Lagarde ha provato a dare fondo a tutta la sua abilità retorica per nascondere le future possibili mosse della Bce da lei presieduta e per rinviare ogni possibile decisione o impegno a marzo, quando di fronte avrà previsioni aggiornate e soprattutto indicazioni più puntuali sulla natura di quell’inflazione che ora spaventa anche l’Europa.

Il comunicato ufficiale con cui si è chiusa la riunione di febbraio della Bce ripercorre quasi parola per parola il precedente di dicembre, ma sono state cancellate tre parole: la Bce resta pronta ad adattare tutti i suoi strumenti di politica monetaria, ma l’inciso “in ogni direzione” è sparito. È una variazione apparentemente piccola, che segna tuttavia l’inizio di una fase nuova della politica monetaria.

La politica monetaria della Bce per ora non cambia, ma l’inflazione comincia a essere fonte di seria preoccupazione. “I rischi sono orientati verso l’alto”, ha avvertito la presidente Christine Lagarde, che non ha più escluso un possibile aumento dei tassi di interesse già quest’anno (i mercati ipotizzano persino a giugno). “La situazione è cambiata”, ha risposto durante la tradizionale conferenza stampa al termine del comitato direttivo: ogni decisione “dipenderà dai dati”.

Le nuove proiezioni dunque chiariranno meglio lo scenario e, per la fine del mese, sarà anche posta fine al Pepp, il programma di acquisti straordinario lanciato nel pieno della pandemia per sostenere l’economia. Lagarde ha comunque assicurato che la Bce agirà gradualmente: “Non siamo qui per agitare le acque, se mi passate l’espressione. Useremo tutti i nostri strumenti, tutte le opzionalità per rispondere alla situazione, ma la situazione di fatto, è cambiata e l’inflazione nell’Eurozona si sta avvicinando al suo target di medio periodo”.

Il balzo dei prezzi al consumo negli ultimi due mesi è stato superiore alle attese. “Con la sorpresa verso l’alto che abbiamo avuto a dicembre e poi a gennaio - ha riferito Lagarde -. C’è stata preoccupazione unanime per i numeri dell’inflazione attorno al tavolo del consiglio direttivo e ovviamente per l’impatto che ha nel breve termine e sui nostri concittadini in Europa.”

Un eventuale rialzo dei tassi non arriverà comunque prima della fine del programma di acquisti titoli. “C’è la determinazione a non assumere decisioni affrettate”, ha assicurato Lagarde. E per ora il calendario di ritiro degli stimoli resta immutato. A fine marzo scadrà il Pepp. Per quanto riguarda l’App, il programma ‘tradizionale’, invece, procederà a un ritmo di 40 miliardi di euro al mese nel secondo trimestre, per poi rallentare a 30 mld nel terzo e a 20 mld a partire da ottobre.

Intanto aumentano gli scetticismi verso la gestione Lagarde, accusata da più parti con metafore automobilistiche: di andare avanti a fari spenti nella notte e di proseguire ad alta velocità anche se la strada è ora bagnata.

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