La Commissione europea lo ha definito “il più grande scandalo nell’Ue”. È il caso di riciclaggio di denaro da 200 miliardi di euro che sta coinvolgendo la prima banca danese. L'amministratore delegato Thomas Borgen si è dimesso dopo aver ammesso di detenere presso la propria filiale estone l’enorme quantità di denaro sporco proveniente da Russia, Regno Unito e Isole Vergini.
Věra Jourová, commissario europeo per la Giustizia, ha dichiarato che convocherà i ministri estone e danese per chiedere loro come sia stato possibile non cogliere la portata del problema. Il primo ministro danese ha parlato di una vicenda "francamente orribile".
C’è anche un aspetto paradossale. All'inizio di questa settimana è stata approvata in Danimarca una norma che prevede l’aumento di otto volte delle ammende massime previste per il reato di riciclaggio di denaro, rendendola una delle giurisdizioni più “dure” in Europa. Ma visto che lo scandalo si sarebbe svolto dal 2007 al 2015, Danske Bank è salva. La nuova legge, infatti, non sarà retroattiva.
Invece, non riuscirà a scamparla da una piuttosto scontata pioggia di multe miliardarie inflitte dalle authority danesi, europee e statunitensi. Chissà che la scelta della banca di donare in beneficenza 1,5 miliardi di corone a un'associazione no profit che si occupa di "lotta al crimine finanziario internazionale", possa aiutare a mitigare le ammende.
Quello della prima banca danese si aggiunge ad altri due gravi casi. All’inizio di settembre Ing, importante banca olandese, è stata condannata a pagare 775 milioni di euro per riciclaggio di denaro. L'anno scorso Deutsche Bank, la prima banca tedesca da tempo in crisi, è stata multata per 700 milioni di dollari con l’accusa di aver aiutato alcuni miliardari russi a trasferire circa 10 miliardi di dollari in Germania. Numeri piuttosto piccoli rispetto ai 200 mld di euro di Danske.