L’azzardo di Trump sul petrolio russo: colpire Putin senza far esplodere i prezzi

Il presidente statunitense sfida Mosca. Ma il vero banco di prova sarà la reazione di Cina e India e la tenuta del mercato globale del greggio.

L’azzardo di Trump sul petrolio russo

Donald Trump ha imposto sanzioni alle due maggiori compagnie petrolifere russe, Rosneft e Lukoil, segnando un’ulteriore escalation nella pressione economica su Mosca.

L’obiettivo è tagliare le entrate che finanziano la guerra in Ucraina. L’effetto immediato si è già riflesso sull’inflazione: i prezzi del petrolio sono balzati di oltre il 5%, con gli operatori in allerta per un possibile calo dell’offerta globale.

Rosneft e Lukoil nel mirino

Le due compagnie producono circa 5,3 milioni di barili al giorno, pari al 5% della produzione mondiale, e rappresentano quasi la metà delle esportazioni russe via mare. L’inclusione nella lista nera Usa le esclude di fatto dal sistema finanziario in dollari, rendendo più difficile il commercio internazionale.

Ma Mosca, già abituata alle restrizioni occidentali, dispone di “flotte ombra” e canali alternativi che in passato hanno limitato l’impatto delle sanzioni.

Cina e India, i veri arbitri della partita

Le nuove misure colpiscono indirettamente i principali acquirenti del greggio russo: Cina e India. Entrambi i Paesi rischiano sanzioni secondarie se continueranno a commerciare con le società russe.

L’India, che acquista 1,9 milioni di barili al giorno di greggio russo (il 40% del suo fabbisogno), è già sotto pressione da parte di Washington per ridurre gli acquisti in cambio di vantaggi doganali.

Più complessa la posizione della Cina, che importa oltre 2 milioni di barili al giorno dalla Russia e ha finora criticato apertamente le sanzioni americane.

Trump tra realpolitik e rischio economico

Colpire le grandi raffinerie cinesi o indiane potrebbe scatenare ritorsioni e tensioni commerciali. Trump sa che un aumento prolungato dei prezzi del petrolio sarebbe impopolare tra gli elettori americani.

Ma grazie al surplus di offerta globale — stimato dall’AIE in oltre 2,3 milioni di barili al giorno nel 2025 — il presidente potrebbe avere un margine di manovra per mettere alla prova la resilienza del mercato.

La scommessa geopolitica

Trump sembra puntare su una strategia di “dolore controllato”: far pesare l’isolamento economico su Mosca sperando di costringerla a negoziare, senza però innescare un boom dei prezzi. Una mossa ad alto rischio, che testerà non solo la resistenza della Russia, ma anche la tolleranza al dolore del presidente stesso e del mondo intero.

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