La Superlega dei Top Italian Scientists

Nell’accademia italiana è arrivata la super rivista degli scienziati italiani eccellenti. O meglio bibliometricamente eccellenti…

La Superlega dei Top Scientists

Proprio come nel calcio, anche per l’accademia italiana si apre una nuova era. Nel calcio, via libera alla super lega delle squadre più forti che non dovranno più confrontarsi con le mediocri squadre nazionali. Nell’accademia italiana è appena arrivata la super rivista degli scienziati italiani eccellenti. Eccellenti in che senso? Premi Nobel? Altre medaglie? No, bibliometricamente eccellenti.

Da decenni esistono database che tengono conto non solo degli articoli pubblicati, ma anche di chi cita chi. Un tipo di misura che in Italia ha avuto molti sostenitori e che da 10 anni sta alla base del reclutamento dei professori, regolamentato da Anvur, l’Agenzia nazionale di valutazione dell’università e della ricerca. Una vera panacea per risanare l’accademia dei concorsi truccati.

Ma andiamo per gradi. “Ciao mamma, ciao papà, sono contento di essere arrivato uno”: così esultava un campione di ciclismo impersonato da Walter Chiari. Per molti scienziati, stare in cima a una classifica sembra suscitare reazioni altrettanto elementari. Al punto di fondare la rivista (sopra accennata) dei TIS, i Top Italian Scientists, gli scienziati italiani più citati. È lecito attendersi un comitato editoriale fuori dalla norma. Ed è così.

C’è Salvatore Cuzzocrea, dimessosi ad ottobre da rettore dell’Università di Messina e da presidente della Crui per un’indagine della magistratura su rimborsi per attività di ricerca. I suoi articoli sono stati oggetto di 158 segnalazioni, in prevalenza relative a immagini non corrette.

C’è Domenico Ribatti, coautore di uno degli articoli ritrattati di Paolo Macchiarini, il chirurgo condannato in Svezia a due anni e sei mesi di reclusione dopo essere stato giudicato colpevole di violenza aggravata contro tre dei suoi pazienti.

Sono presenti anche un ex presidente e due ex consiglieri di ANVUR. Ingiusto, però, soffermarsi sui casi sfortunati.

Guardiamo allora le statistiche: gli articoli dei TIS nel board sono ritrattati o messi sotto osservazione, per anomalie nelle immagini o altro, con una frequenza fuori dalla norma. Abbiamo letto il primo articolo pubblicato dalla rivista: per oltre il 60 per cento riproduce letteralmente pezzi di articoli già pubblicati altrove e firmati nella stragrande maggioranza dei casi da altri autori. È risaputo che il doping citazionale è facile, tramite autocitazioni o scambi citazionali.

Persino Clarivate (azienda informatica statunitense specializzata nelle classifiche bibliometriche) da tempo dichiara di escludere dalla sua classifica chi ha numeri troppo grandi per essere veri, per esempio chi è iper-produttivo. Nell’ultima edizione ha cancellato la classifica dei matematici, dichiarando di non essere capace di distinguere gli highly cited (altamente citati) autentici da quelli farlocchi. Come se un anno non si corresse più il Tour de France perché circolano sostanze invisibili ai test antidoping.

Noi italiani abbiamo abbracciato acriticamente questi criteri numerici, facendone il cuore del sistema di reclutamento e di promozione, con le conseguenze che si possono immaginare. Morale della favola: vista la compagnia, conviene alla propria reputazione stare nella lista dei TIS?

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