
All’apertura dell’anno accademico del Politecnico di Milano, Mario Draghi sceglie di parlare chiaro. Un messaggio in due direzioni: ai giovani, chiamati a “non aspettare che qualcuno spiani loro la strada”, e all’Europa, invitata a smettere di guardare l’intelligenza artificiale come una minaccia. “La tecnologia è globale – ricorda l’ex premier – e il talento va dove trova opportunità. Ma non rinunciate a costruire qui”.
IA tra rischio e opportunità: “Serve lucidità, non paura”
Draghi mette l’IA al centro del dibattito: rivoluzione possibile per la produttività, stress test per società e lavoro. Una sfida che, avverte, non sarà decisa dagli algoritmi, ma dalle scelte politiche: “La velocità con cui la tecnologia sostituirà alcune mansioni dipende dalle politiche pubbliche, non dall’inevitabilità tecnica”.
La critica all’Europa: “Con il Gdpr abbiamo frenato l’innovazione”
L’ex presidente della Bce punta il dito contro l’eccesso di prudenza: “Il Gdpr ha posto un peso enorme sulla privacy a scapito dell’innovazione”. Risultato: costo dei dati +20% rispetto agli USA; profitti delle imprese tecnologiche in calo; investimenti VC europei ridotti di un quarto. E la metafora è tagliente: “È come se, alla prima scossa elettrica, i nostri antenati avessero deciso di limitare l’elettricità stessa”.
Europa in ritardo: “USA 40 modelli IA, Cina 15, Europa 3”
Draghi fotografa un continente in affanno. Nell’IA come nella biotecnologia o nei materiali avanzati. Il divario cresce: “Se non colmiamo questo gap, l’Europa rischia un futuro di stagnazione”. Un alert che riecheggia anche nel mondo delle start-up: oggi due terzi di quelle europee cercano crescita negli Stati Uniti già nelle prime fasi, contro un terzo solo cinque anni fa.
“Il tempo dell’innovazione non aspetta”
Draghi invita a una revisione continua delle norme, non a nuove gabbie burocratiche: “I cicli dell’innovazione non aspettano né compromessi né lentezze istituzionali. Serve un salto culturale prima ancora che tecnologico”.
L’appello finale ai giovani
La conclusione è insieme politica e personale. “Combattete gli interessi costituiti. Pretendete le condizioni che hanno i vostri coetanei negli altri Paesi. Solo così costringerete politica e istituzioni a cambiare”. Un invito a diventare non spettatori, ma protagonisti del cambiamento.







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