
Negli Stati Uniti, la seconda amministrazione Trump ha avviato una drastica riduzione dei fondi destinati alla ricerca scientifica, colpendo duramente settori come il cambiamento climatico, la salute pubblica e le malattie infettive. Progetti già finanziati sono stati cancellati da un giorno all’altro, spesso con una semplice email, lasciando centinaia di ricercatori senza lavoro e senza visto .
Scienziati italiani in bilico: tra incertezze e desiderio di ritorno
Circa 15.000 ricercatori italiani lavorano negli Usa, molti dei quali si trovano ora in una situazione precaria. Progetti cruciali, come quelli sul monitoraggio satellitare delle risorse idriche o sulla previsione delle inondazioni in Africa occidentale, sono stati interrotti. Alcuni scienziati, come Manuela Girotto e Viviana Maggioni, esprimono il desiderio di tornare in Italia, ma la mancanza di posizioni disponibili e la difficoltà di reinserimento rappresentano ostacoli significativi.
Censura nella scienza: parole proibite e autocensura
L’amministrazione Trump ha imposto restrizioni linguistiche nei progetti di ricerca, evitando termini come “cambiamento climatico”, “vaccini” e “Rna”. Questa censura ha portato a un clima di autocensura tra gli scienziati, che temono ripercussioni per l’uso di determinati termini nei loro studi.
L’Europa apre le porte: un’opportunità per l’Italia?
In risposta alla crisi scientifica negli Usa, l’Unione Europea ha lanciato iniziative per attrarre ricercatori stranieri, offrendo finanziamenti e posizioni accademiche. Paesi come Francia, Germania e Paesi Bassi stanno attivamente reclutando scienziati in fuga dagli Stati Uniti. L’Italia, tuttavia, deve ancora definire una strategia chiara per accogliere e reintegrare i propri talenti di ritorno.
Il futuro della ricerca italiana: tra sfide e opportunità
Il ritorno dei ricercatori italiani potrebbe rappresentare un’opportunità per rafforzare il sistema scientifico nazionale. Tuttavia, è necessario affrontare sfide come la creazione di nuove posizioni accademiche, la stabilizzazione dei contratti e l’incremento dei finanziamenti alla ricerca. Solo con un impegno concreto sarà possibile provare a trasformare questa crisi in un’occasione di crescita per la scienza italiana.
Il nodo principale
Il problema principale, infatti, resta la spesa complessiva per R&S (che comprende settore pubblico, privato, no profit, istruzione superiore). L’Italia è ancora sotto l’1,5% del Pil. Un dato che posiziona il Belpaese in fondo alla classifica se paragonato ai principali competitors. Il primo passo per attrarre ricercatori dall’estero sarebbe quello di aumentare questa spesa.