“A oggi nessuna decisione è stata ancora presa” sullo stop ai motori termici nel 2035. “Lo dico ai costruttori: aspettate che la democrazia” europea “abbia completato il suo percorso” prima di “prendere decisioni”. È il suggerimento lanciato dal commissario europeo all’Industria, Thierry Breton, all’emittente francese BfmTv.
Le case automobilistiche dovrebbero “mantenere entrambi i motori” termici ed elettrici “finché la decisione non sarà finalizzata nelle prossime settimane”, ha evidenziato Breton ricordando che in ogni caso il possibile stop per quelli alimentati a benzina e diesel non riguarda “tutto il pianeta”.
“Se andiamo verso la fine dei motori termici nel 2035, ciò non significa la fine dei motori termici sul pianeta”, ha poi aggiunto il commissario evocando “il buon senso. Siamo 440 milioni di abitanti” nell’Ue “su un pianeta che presto sarà di 9 miliardi di abitanti” e tutti i Paesi “non diventeranno elettrici contemporaneamente, siano essi in Africa, in Sud America, in India”.
“Nel 2035 ci sarà ancora il 70% dei motori termici sul pianeta perché i Paesi non hanno la nostra stessa velocità sull'elettrificazione. E mi auguro che l’industria europea continuerà a essere esportatrice netta di auto elettriche ma anche di auto termiche”, ha ribadito il commissario.
Ecco allora che, proprio quando il funerale sembrava ormai scontato, i motori termici all’improvviso resuscitano: la chiave ufficiale sono i cosiddetti carburanti sintetici a zero emissioni che potrebbero essere disponibili entro pochi anni.
In gioco, in realtà, ci sono aspetti economici (l’importanza del settore automotive per la Germania e l’Europa in genere), geopolitici (la dipendenza dall’estero, in particolare Cina e Usa, sia in termini di mercati di sbocco per le vendite sia come approvvigionamento di materie prime e semilavorati), ambientali (inquinamento e cambiamento climatico) che tra loro si intrecciano. Formando nodi complicati.
