
Per la prima volta alcuni membri del G7 — Regno Unito e Canada — insieme ad Australia e Portogallo, hanno formalizzato il riconoscimento dello Stato di Palestina. Una decisione che segna un punto di rottura nei rapporti tra Israele e l’Occidente, spinta dall’escalation a Gaza e dall’espansione delle colonie.
La reazione di Israele
Durissima la risposta del premier Benyamin Netanyahu: “Non ci sarà alcuno Stato palestinese”, ha promesso, rilanciando l’annessione della Cisgiordania e rivendicando la crescita degli insediamenti ebraici. L’ultradestra, guidata da Itamar Ben Gvir, ha già annunciato una proposta di annessione totale.
Il sostegno alla soluzione dei due Stati
Da Londra, il premier Keir Starmer ha sottolineato che la scelta non è “una ricompensa per Hamas”, ma un atto per “riaccendere la speranza di pace”. Dello stesso avviso il presidente palestinese Abu Mazen: “Un passo importante per una pace giusta e duratura”. Hamas parla di “vittoria per i diritti dei palestinesi”.
L’iniziativa francese e la spaccatura europea
Emmanuel Macron ha convocato un vertice con Arabia Saudita e diversi Paesi europei per creare un fronte comune in favore della Palestina. Ma l’Europa resta divisa: Italia e Germania mantengono cautela, mentre oltre 150 Paesi nel mondo sono pronti a formalizzare il riconoscimento.
Lo scoglio americano
Gli Stati Uniti restano il principale ostacolo. Donald Trump ha ribadito il sostegno incondizionato a Israele, mentre il segretario di Stato Marco Rubio ha bollato l’iniziativa francese come “sconsiderata” e “uno schiaffo alle vittime del 7 ottobre”.