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Mentre il mondo guarda alla Cina come possibile erede dell’egemonia americana, Xi Jinping sembra avere altre priorità: mettere in sicurezza l’economia interna, mantenere la stabilità e non farsi trascinare in conflitti globali.
Non vuole sostituire gli Stati Uniti
Contrariamente alle attese di molti analisti, Pechino non mira a riempire il vuoto lasciato dagli Usa. Diventare la nuova superpotenza globale comporterebbe costi enormi, proprio mentre la leadership cinese è concentrata sul rilancio della domanda interna e sulla transizione verso un nuovo modello economico.
L’economia prima di tutto
Dopo anni di crescita trainata da export e immobiliare, la Cina punta ora a rafforzare i consumi interni e ridurre la dipendenza tecnologica dall’Occidente. Investimenti su innovazione, semiconduttori e intelligenza artificiale sono diventati priorità strategiche per resistere alla competizione americana.
Focus sulla regione asiatica
La politica estera di Pechino resta ancorata al vicinato. Russia e India sono interlocutori chiave per bilanciare l’influenza Usa in Asia, mentre il Sud globale viene corteggiato con infrastrutture e commercio, non con garanzie di sicurezza o interventi militari.
Multipolarismo, non egemonia
La Cina sostiene un “ordine multipolare ordinato”, dove il mondo non occidentale abbia più voce nelle istituzioni globali. Punta a riformare, non abbattere, l’attuale sistema internazionale dominato dall’Occidente, evitando però di assumere responsabilità dirette nei conflitti.
Una superpotenza riluttante
Pechino sa che guidare davvero il mondo richiederebbe risorse, rischi e compromessi che oggi non può permettersi. Il suo obiettivo resta diventare il motore economico globale, non il poliziotto del mondo. Una rivalità con Washington più commerciale che militare, ma potenzialmente esplosiva.