.jpg?box=650x850)
Le esportazioni cinesi tornano a correre: a novembre Pechino registra un +5,9% annuo, ben oltre le previsioni degli analisti e in netto recupero rispetto al dato negativo di ottobre (-1,1%). Un rimbalzo che segue la tregua commerciale concordata a fine ottobre tra Xi Jinping e Donald Trump, che ha riportato un po’ di fiducia nelle filiere globali.
Import deboli e consumi interni ancora sotto pressione
Se l’export sorprende, l’import lascia un sapore amaro: +1,9%, meno del previsto (+2,8%) e solo leggermente superiore al +1% di ottobre. Segnale che la domanda interna rimane fragile, nonostante gli sforzi di Pechino per aumentare gli acquisti dall’estero e riequilibrare gli scambi con i partner globali.
Crollano le esportazioni verso gli Stati Uniti: -28,6%
Dietro il dato aggregato, c’è però un campanello d’allarme: le spedizioni verso gli Stati Uniti crollano del 28,6%, effetto diretto della guerra tariffaria e delle strategie di “de-risking” promosse da Washington. Le aziende cinesi stanno accelerando la diversificazione dei mercati verso Sud-Est asiatico, Medio Oriente, Africa e America Latina.
Un surplus commerciale da record: superata la soglia dei 1.076 miliardi di dollari
Nonostante le tensioni geopolitiche, la Cina segna un risultato storico: nei primi undici mesi dell’anno, il surplus commerciale raggiunge i 1.076 miliardi di dollari, superando il record del 2024 (992,2 miliardi). È la prima volta che la soglia del trilione di dollari viene superata con così largo anticipo.
Perché le esportazioni tengono nonostante la guerra tariffaria
Il boom dell’export cinese si spiega con:
- forte espansione nei mercati emergenti;
- riposizionamento delle catene produttive per aggirare i dazi USA;
- crescita nei settori auto elettriche, fotovoltaico, macchinari industriali;
- aumento delle spedizioni via terzi Paesi (Vietnam, Messico, Emirati).
Tregua fragile con Washington e nuovi equilibri globali
I colloqui ad alto livello tra Cina e Stati Uniti hanno contribuito a stabilizzare il sentiment dei mercati, ma la distanza politica rimane ampia. La Casa Bianca continua a puntare su controlli alle esportazioni tecnologiche, sussidi industriali e politiche per ridurre la dipendenza dalla Cina.
Pechino, intanto, accelera sul rafforzamento delle relazioni con l’Asia, il Medio Oriente e i Paesi BRICS+.






.jpg?box=317x238c)


