Il Giappone apre il fronte cinese

Tokyo si allinea a Washington. La solidità dell’asse Stati Uniti-Giappone si riflette in diversi ambiti. Tra questi, la possibile alleanza volta a stabilire congiuntamente gli standard internazionali delle nuove tecnologie basate sulle comunicazioni 6G e battere la concorrenza delle aziende rivali cinesi

Il Giappone apre il fronte cinese

Il Parlamento giapponese ha approvato nei giorni scorsi una risoluzione bipartisan in cui esprime le sue preoccupazioni circa la questione dei diritti umani in Cina e in particolare a Hong Kong, in Tibet, nel Xinjiang e nella Mongolia Interna.

L’esplicita presa di posizione da parte dei legislatori nipponici è arrivata poco prima dell’apertura delle Olimpiadi invernali di Pechino. Il provvedimento non ha forza di legge ed evita di muovere accuse dirette alle autorità cinesi, ma la sua sostanza tocca un nervo scoperto del rivale.

Il tema del rispetto dei diritti umani occupa un posto centrale nella narrativa anticinese portata avanti dagli Usa, che scommette sull’apporto degli alleati per tutelare i propri obiettivi strategici. In Asia orientale, per esempio, le flotte statunitense e nipponica collaborano da tempo nel contenimento marittimo dell’avversario.

Il fatto che anche Tokyo inizi a muoversi sul fronte dei diritti umani segnala il progressivo allineamento delle agende geopolitiche dei due alleati pacifici, evidentemente consci dell’opportunità di contrastare l’ascesa cinese facendo leva sulle sue debolezze intrinseche.

La solidità dell’asse Stati Uniti-Giappone si riflette in diversi ambiti. Tra questi, la possibile alleanza volta a stabilire congiuntamente gli standard internazionali delle nuove tecnologie basate sulle comunicazioni 6G e battere la concorrenza delle aziende rivali cinesi, e la possibilità che in futuro le autorità di Tokyo accettino l’installazione di batterie di missili a medio raggio americani sul suolo giapponese mediante cui tenere sotto tiro il territorio di Cina e Corea del Nord.

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