Taiwan farà la fine dell’Ucraina?

La guerra scatenata dall’invasione russa osservata da uno snodo nevralgico per l’economia globale

Taiwan farà la fine dell’Ucraina?
Taipei

C’è la Russia contro l’Ucraina. C’è anche un altro esempio di scontro tra un elefante e una formica. In Asia una piccola democrazia ha di fronte una grande potenza prevaricatrice. La Cina rivendica da tempo Taiwan come sua, usa le proprie forze armate per intimidirla, e si riserva il diritto di invaderla.

Il primo ministro giapponese, Kishida Fumio, ha lasciato intendere che l’aggressione del presidente russo, Vladimir Putin, nei confronti dell’Ucraina potrebbe incoraggiare la sua controparte cinese, Xi Jinping, a fare lo stesso con Taiwan.

In realtà, le differenze tra l’Ucraina e Taiwan sono evidenti, a partire dal ruolo degli Usa. La maggior parte dei cittadini statunitensi non è in grado di individuare su una mappa geografica l’Ucraina, il settantasettesimo principale partner commerciale del loro paese.

Taiwan, al contrario, è il nono più grande partner commerciale degli Stati Uniti, oltre che una superpotenza dei semiconduttori che sono al cuore delle catene di approvvigionamento globale.

Tra Washington e Taipei esiste il ‘Taiwan relations act’, un trattato di cooperazione firmato nel 1979, in base al quale gli Stati Uniti si sono impegnati a fornire armi e a respingere i tentativi di cambiare con la forza lo status indipendente dell’isola. Taiwan, al contempo, offre un cuscinetto al Giappone, principale alleato di Washington nella regione, dalle minacce cinesi.

Dunque, la credibilità degli Stati Uniti è molto più in gioco in Asia riguardo a Taiwan che non in Europa a proposito dell’Ucraina. Perdere Taiwan significherebbe la fine di un ordine militare nella regione che gli Stati Uniti hanno capitanato dopo la seconda guerra mondiale, oltre che cedere alla Cina il ruolo di potenza incontrastata della regione.

C’è, infine, la Russia che è essa stessa una potenza asiatica. Mosca usa il mare di Okhotsk, a nord del Giappone, come rotta per i suoi sottomarini dotati di armi nucleari (progettati per attaccare gli Stati Uniti in caso d’estrema necessità) e conduce esercitazioni navali congiunte con la Cina.

Nel frattempo il Giappone è l’unico membro del G7 con cui la Russia ha una disputa territoriale diretta: Stalin s’impadronì di quattro isole del nord (Kunashir, Iturup, Shikotan e Hamobai) negli ultimi giorni della Seconda guerra mondiale. Le speranze del Giappone di una loro restituzione potrebbero essere naufragate dopo la condanna da parte di Tokyo dell’invasione russa dell’Ucraina.

La tensione tra il paese più esteso al mondo e la terza economia globale sembra destinata a diventare la norma. I fuochi dell’Ucraina stanno cominciando a bruciare sulla sponda asiatica?

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