Il turco alla porta

Così Erdoğan si prende Gaza e l’America: la nuova partita di potere che spiazza Israele

Il turco alla porta

Trump punta sulla Turchia come nuovo perno in Medio Oriente. Erdoğan mira a trasformare Gaza e Siria in protettorati sotto influenza anatolica. E Netanyahu resta sempre più isolato.

Una nuova “Roma” anatolica alle porte del Medio Oriente

La conquista di Damasco da parte delle milizie filoturche, a fine 2024, ha segnato il punto di svolta. Da allora, Turchia e Israele vivono sul filo della rottura definitiva: alleati per decenni, ora rivali strategici in un’area che oscilla tra guerra, ricostruzione e grandi manovre geopolitiche.

Israele colpisce in Siria per frenare la Turchia

Lo Stato ebraico continua a bombardare la Siria e a condurre operazioni di terra con un obiettivo non dichiarato ma evidente: ridurre l’influenza regionale di Ankara, logorare le residue strutture del regime di al-Shara’a, dimostrare l’incapacità turca di proteggere le proprie milizie sul terreno. Un messaggio diretto a Erdoğan, a cui Tel Aviv vuole impedire di presentarsi come nuovo custode di Damasco.

La mossa americana: Trump sceglie Erdoğan

Nel frattempo, Washington ha cambiato equilibri e priorità. Con Trump, la Turchia è tornata a essere il pupillo strategico degli Stati Uniti. Un capovolgimento che indebolisce Israele e che ridisegna la mappa del potere: la Palestina come nuovo protettorato turco, la Siria come area di influenza anatolica, il riconoscimento di Ankara come perno militare contro Iran e Russia.

Palestina e Siria: la grande ambizione di Erdoğan

L’obiettivo turco è chiaro: trasformare Gaza e ampie porzioni della Siria in aree controllate de facto da Ankara, con mandato politico e copertura diplomatica americana. Il “Reis” vuole mostrarsi come l’unico leader sunnita capace di garantire sicurezza, ricostruzione e stabilità.

Lo scacco a Netanyahu

Il premier israeliano sempre più isolato: osteggiato dagli USA (al di là delle apparenze), messo all’angolo dalla diplomazia turca, indebolito internamente da un Paese esasperato dalla guerra senza sbocchi. Per Erdoğan, Netanyahu è un ostacolo da rimuovere. Il risultato è una pressione crescente, politica e militare, che rischia di trasformarsi nel più duro scontro israelo-turco degli ultimi decenni.

Un Medio Oriente capovolto

La sensazione, tra analisti e diplomatici, è che il vero nuovo “impero” regionale non sia più quello israeliano né quello saudita, ma quello turco. E che la storica centralità degli USA in Medio Oriente passi oggi attraverso una sola porta: quella di Ankara.

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