
La crescita economica mondiale frena. Barriere commerciali, tassi d’interesse elevati, fiducia in calo e tensioni geopolitiche stanno erodendo le prospettive di sviluppo, evidenzia l’Ocse. L’inflazione minaccia di restare più alta del previsto, e i nuovi dazi rischiano di acuire la crisi invece di rilanciarla.
Crescita globale in frenata
Secondo le stime, il Pil globale rallenterà dal 3,3% del 2024 al 2,9% nel 2025. I segnali più evidenti arrivano dagli Stati Uniti, in forte calo all’1,1% su base annua, e da economie come Canada, Messico e persino Cina. La produzione globale dovrebbe salire solo del 2,6% entro fine 2025.
L’Asia prende il comando
In uno scenario di rallentamento diffuso, l’Asia resta il principale motore della crescita. India, Cina e Indonesia si confermano le locomotive dell’economia mondiale, grazie a dinamismo demografico, investimenti infrastrutturali e innovazione tecnologica.
Europa spaccata: Germania in crisi, Italia incerta, Spagna sorprende
Il cuore industriale dell’Europa fatica a tenere il passo: la Germania in recessione tecnica (quest’anno andrà un po’ meglio e solo nel 2026 dovrebbe superare l'1%), mentre l’Italia galleggia, sospinta da una domanda interna debole e un debito pubblico elevato. Brilla invece la Spagna, che continua a crescere sopra le attese, insieme alla Turchia.
Usa e Russia: declino parallelo
Gli Stati Uniti, zavorrati da guerre commerciali e instabilità politica, frenano bruscamente. La Russia, colpita dalle sanzioni e dall’isolamento energetico, è destinata a un rallentamento ancora più netto (dopo un 2024 sorprendente con un +4,3%). Due potenze un tempo dominanti che oggi pagano le attuali scelte geopolitiche.
Scenari futuri: serve una svolta
Secondo l’Ocse, invertire la rotta è possibile. Ma servono decisioni coraggiose: abbattere le nuove barriere commerciali, stimolare la fiducia di imprese e famiglie, puntare su transizione verde e digitale. Altrimenti, la traiettoria resterà discendente per gran parte del pianeta.
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