‘Made in Italy’ a rischio: la crisi potrebbe facilitare acquisizioni dall’estero

Indagine Censis e Aibe: “Servirebbe una revisione delle regole Ue sulla concorrenza per consentire la nascita di campioni continentali in grado di competere con i colossi statunitensi e cinesi. Piccolo non è più bello, né in Italia né in Europa”

‘Made in Italy’: la crisi potrebbe facilitare acquisizioni dall’estero

La crisi seguita all’impatto devastante del Covid-19 potrebbe favorire un moderato deflusso di capitali dall’Italia, ma anche offrire la possibilità a fondi e aziende estere di estendere il controllo sul Made in Italy.

Dall’indagine su un panel internazionale di società finanziarie, fondi di investimento e multinazionali realizzata da Aibe, l’Associazione Italiana Banche Estere, e Censis emerge un giudizio non troppo positivo su come il governo sta affrontando la pandemia: in una classifica dei Paesi più colpiti l’Italia risulta infatti terzultima, seguita solo da Regno Unito e Spagna, mentre il massimo degli apprezzamenti vanno alla Germania, seguita da Corea del Sud e Cina.

“Nonostante la forte esposizione dell’Italia al contagio e la rigida configurazione del lockdown - afferma Guido Rosa, presidente Aibe - gli osservatori e operatori internazionali hanno evitato giudizi e valutazioni drastiche sulla possibilità di ripresa dell’Italia”.

Tuttavia il rischio è non solo quello di ritardare la ripresa, ma anche di scoraggiare parte degli investitori internazionali e soprattutto di esporre le più appetibili tra le aziende italiane ad acquisizioni a buon mercato dall’estero.

Per evitarlo, non basta la golden rule, ammonisce l’Aibe: servirebbe, una volta per tutte, una revisione delle regole europee sulla concorrenza – aggiunge Rosa - “per consentire la nascita e la proliferazione di campioni continentali in grado di competere con i colossi statunitensi e cinesi. Piccolo non è più sinonimo di bello, né in Italia né in Europa”.

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