Da anni gli economisti discutono se e quando la Cina diventerà la prima economia al mondo, scalzando quella statunitense. Secondo alcuni, il sorpasso sarebbe già avvenuto. In realtà, una valutazione del genere richiede l’analisi congiunta di numerosi indicatori. Il solo Pil non è certo sufficiente.
Vediamone alcuni, tra quelli basici. Le esportazioni statunitensi in Cina valgono 122 miliardi di dollari (anno di riferimento 2020). L’export cinese negli Usa molto di più: 438 mld. Un divario ampio, a favore di Pechino, che appare evidente anche osservando i ‘top product’: 14 mld a fronte dei 49 cinesi.
Certo, gli Stati Uniti mantengono un vantaggio consistente secondo alcuni indicatori. Il Pil a stelle e strisce pesa 21 trilioni. Quello della Cina è ancora indietro: 14,7 trilioni. Ma guardando i dati secondo un’altra prospettiva lo scenario muta. Nel decennio tra il 2010 e il 2020 il tasso di crescita della Cina ha segnato un’impennata notevole (+142%). Quello americano è salito, nello stesso periodo, del 40%.
Occorre anche considerare il fattore demografico. Il Pil pro capite negli Usa è 63mila dollari circa. I cinesi si debbono accontentare di 10.400. Il che ci ricorda che gli statunitensi sono 329 milioni e i cinesi 1,4 miliardi di persone. Una differenza considerevole, ma Pechino si trova a fronteggiare un rapido invecchiamento della popolazione.
Per poter comprendere se gli Usa mantengono o meno lo scettro sull’economia globale, ai dati quantitativi occorre poi aggiungere quelli qualitativi (dalla dominazione del dollaro su tutte le altre valute al know-how in tema di innovazione) che confermano al momento la dominazione statunitense, sebbene sia ‘minacciata’ sempre più da vicino da quella cinese che può comunque contare sul controllo di buona parte della raffinazione dei minerali critici a livello globale (anche se il Dragone sta affrontando una fase di difficoltà sul piano economico, sociale, e geopolitico).
