Le Ong ucraine hanno ricevuto solo lo 0,31% degli aiuti umanitari internazionali

I miliardi di euro versati a sostegno delle popolazioni sono passati per lo più attraverso le agenzie Onu e le Ong internazionali, spesso lontane dai vari fronti della guerra. Un modello di distribuzione ora messo in discussione da associazioni e volontari locali

Le Ong ucraine hanno ricevuto solo lo 0,31% degli aiuti internazionali

Ci sono, da un lato, gli 11,9 miliardi di euro di aiuti versati da oltre 40 Paesi. Dall’altro, una dura realtà da accettare. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari, le Ong ucraine avevano ricevuto solo lo 0,31% dei fondi raccolti dalle Nazioni Unite tra la fine di febbraio e l’inizio di ottobre. I versamenti a sostegno delle popolazioni colpite dalla guerra sono passati per lo più attraverso agenzie delle Nazioni Unite e Ong internazionali, spesso lontane dal fronte. Ora, questo modello di distribuzione delle risorse viene messo in discussione.

Dubbi e incertezze sono stati messi nero su bianco già lo scorso 24 agosto da circa 100 Ong ucraine in una dura lettera aperta. “Mentre le Ong internazionali hanno ricevuto milioni di dollari, noi siamo stati poco aiutati – si legge in uno dei passaggi -. Inoltre, una parte significativa di questo finanziamento viene utilizzata per ‘sviluppare le nostre competenze’. È assurdo. Abbiamo le conoscenze storiche, culturali e linguistiche, e comprendiamo le realtà locali abbastanza per poter agire efficacemente (senza dover ricorrere ad alcun nuovo corso peraltro impartito da soggetti esteri, ndr)”.

Alla base dell’inefficiente distribuzione degli aiuti c’è anche l’effetto panico determinato dall’invasione russa. Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, più di un terzo della popolazione del paese, quasi 15 milioni di persone, è fuggito dalle proprie case nei primi tre mesi di conflitto. La maggioranza, più di 8 milioni, è rimasta in Ucraina, gli altri si sono rifugiati all’estero. Una nuova geografia che non ha aiutato a mappare il bisogno di aiuti.

Ma alcune Ong citano tra le cause anche la burocrazia, generata dalle richieste dei donatori che chiedono lumi sempre più dettagliati sull’utilizzo dei fondi e sull’affidabilità delle organizzazioni locali, e una certa riluttanza da parte degli stessi ucraini. “È molto difficile intervenire in questo Paese – spiega Claire Nicolet, capo di MSF in Ucraina -. Quando visitiamo le strutture sanitarie per chiedere loro come possiamo aiutarle, ci rispondono ‘va tutto bene, ce la stiamo cavando’ (contrariamente a quanto mostrato dai riscontri empirici, ndr), e ci danno solo elenchi dei medicinali di cui hanno bisogno”.

Come rendere più produttiva (per gli ucraini) la montagna di donazioni ricevute da mezzo mondo? Una delle soluzioni potrebbe passare dalle istituzioni del paese che hanno retto nonostante la guerra: municipi, amministrazioni regionali, autorità locali, anche nel Donbass, dove i combattimenti sono più feroci. “I municipi dovrebbero essere al centro della risposta umanitaria – sostiene François Grünewald del gruppo URD -. Il problema è che non sono nel radar di organizzazioni e donatori. Qualche settimana fa ho partecipato a un incontro con i rappresentanti delle Nazioni Unite e dell’Agenzia francese per lo sviluppo. Tutti pensavano che fosse un’ottima idea. Ma nessuno sapeva come farlo”.

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