Le misure promesse da Macron costano 10 mld. Il rapporto deficit/Pil potrebbe salire al 3,3%

Gli interventi costano lo 0,5% del Pil e saranno finanziati attraverso due modalità: tagli alla spesa pubblica e una nuova tassa sulle multinazionali digitali

Le nuove misure costano 10 mld. Deficit/Pil potrebbe salire al 3,3%

Le misure annunciate da Emmanuel Macron per disinnescare le proteste dei “gilet gialli” costeranno 10 miliardi di euro. Lo ha detto il ministro delle Finanze, Bruno Le Maire.

Gli interventi, tra questi l’aumento del salario minimo mensile di 100 euro, costano lo 0,5% del Pil e saranno finanziati attraverso due modalità: tagli alla spesa pubblica e una nuova tassa sulle multinazionali digitali (Google, Apple, Facebook e Amazon).

Il Governo francese aveva previsto un rapporto deficit/Pil del 2,8% nel 2019. Senza alcun taglio, le nuove misure comporterebbero un aumento del rapporto al 3,3%. Cosa, tuttavia, che l'Eliseo non esclude affatto come si evince dalle parole di Le Maire: "Vogliamo attenerci ai nostri impegni europei, faremo del nostro meglio per ridurre il livello della spesa pubblica e avvicinarci il più possibile al 3% nel 2019".

Intanto l'Italia, sotto pressione da parte di Bruxelles che chiede una riduzione del rapporto deficit/Pil previsto nella legge di bilancio dall’esecutivo giallo-verde, ha già avvertito la Commissione europea di non essere disponibile a concedere particolari “favori” a Parigi.

Tuttavia, l’Eliseo sembra aver compreso (seppur tardivamente) la natura del problema. Le Maire riconduce ora le mobilitazioni a un malessere europeo causato da salari divenuti troppo bassi per una vita dignitosa.

Se questa presa di coscienza possa indurre il Governo transalpino a un cambio di rotta nelle proprie politiche economiche lo si vedrà nelle prossime settimane. Ma è piuttosto improbabile che Macron cambi idea sul sistema di sicurezza sociale. Che a suo dire la Francia non può più permettersi. Tutto lascia dunque pensare che il presidente francese porterà comunque avanti altre due difficili riforme: quelle del sistema pensionistico e dell’indennità di disoccupazione.

D'altronde, Macron non intende (posizione poi ribadita nel messagio Tv) neanche re-introdurre la tassa sui dividendi azionari, abolita subito dopo la sua elezione. L'obiettivo era incoraggiare i ricchi a investire in Francia. E secondo Le Maire lo scopo è stato raggiunto: “Gli investimenti stranieri non sono mai stati così alti come ora e abbiamo indicazioni che la nostra politica fiscale ha reso il paese più attraente”.

Ma agli occhi dei”gilet gialli” l’eliminazione della “tassa sui ricchi” è solo il simbolo dell’aumento della disuguaglianza nei redditi.

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