
L’Etiopia ha ufficialmente annunciato il completamento della Grand Ethiopian Renaissance Dam (Gerd), la gigantesca diga idroelettrica sul Nilo Azzurro, costata oltre 4 miliardi di dollari. L’obiettivo? Raddoppiare la capacità elettrica nazionale, garantendo sviluppo e autonomia energetica a un paese in forte crescita. L’inaugurazione formale è prevista per settembre, ma l’impatto geopolitico dell’opera si fa sentire già oggi.
Il Cairo alza la voce: “Atto unilaterale inaccettabile”
La risposta dell’Egitto non si è fatta attendere. Il governo egiziano ha accusato Addis Abeba di aver violato il diritto internazionale, portando a termine la diga senza un accordo vincolante con Egitto e Sudan sulla gestione dei flussi del Nilo. Per Il Cairo, che dipende per oltre il 90% delle proprie risorse idriche dal fiume, la Gerd rappresenta una minaccia esistenziale.
Diplomazia in movimento: Sisi incontra il presidente somalo
In un contesto di crescenti tensioni, il presidente egiziano Abd al-Fattah al-Sisi ha incontrato a El Alamein il leader somalo Hassan Sheikh Mohamud. Al centro del vertice: sicurezza, commercio, educazione e, soprattutto, la delicata questione della gestione delle acque del Nilo. L’Egitto cerca alleati e sponde regionali per contrastare l’azione unilaterale etiope.
Un nuovo equilibrio idrico (e politico) in Africa?
Con la Gerd completata, l’Etiopia si candida a diventare una potenza energetica regionale. Ma il prezzo potrebbe essere l’escalation delle tensioni con i paesi a valle del Nilo, in particolare con l’Egitto. La partita non è solo tecnica: si gioca sul terreno della sovranità, della sicurezza e del futuro idrico dell’intera Africa nord-orientale.