L’annuncio è stato dato direttamente dal premier Pedro Sánchez in Parlamento: il governo rimborserà ai passeggeri il 100% degli importi degli abbonamenti ai trasporti ferroviari locali e di “media distanza” controllati dallo Stato. La misura, pensata per ridurre l’inquinamento, favorire il risparmio energetico e compensare in parte l’incremento dell’inflazione, scatterà il 1° settembre e rimarrà in vigore fino al 31 dicembre (e se fosse invece resa una misura strutturale?).
Ma il governo iberico, già autore di una recente riforma del mercato del lavoro che sta dando risultati confortanti, non si è limitato ai trasporti. Ha pensato anche ai giovani, prevedendo 100 euro per gli studenti a basso reddito fino ai 16 anni, e soprattutto agli istituti di credito sulla base della realistica ipotesi che, in seguito all’aumento dei tassi di interesse, i profitti bancari lievitaranno. La quarta economia dell’Eurozona ha così deciso di introdurre una tassa straordinaria sulle banche (che dovrebbe valere 1,5 miliardi di euro) e prolungato di due anni le tasse sugli extraprofitti per sostenere le misure contro l’avanzata del livello dei prezzi al consumo.
Tornando alla mobilità, ancora prima di Madrid si era mossa la Germania, dove nelle settimane scorse il governo ha varato una misura che prevede l’abbonamento ad appena 9 euro mensili per l’utilizzo del trasporto pubblico (dall’iniziativa sono esclusi soltanto i treni a lunga percorrenza). Una mossa semplice che sta dando risultati positivi.
E in Italia cosa si fa? Nel ‘decreto Aiuti’ è previsto un buono da 60 euro per l’acquisto di abbonamenti per i servizi Tpl, regionale e interregionale e per i servizi di trasporto ferroviario nazionale per redditi fino a 35mila euro. Meglio di niente, anche se Spagna e Germania ci ricordano che è ancora possibile attuare politiche redistributive senza perdere di vista il contrasto al cambiamento climatico.
