La scelta di campo è netta, quantomeno in Spagna: fare tutto il possibile per alleviare gli effetti della crisi post-Covid aggravata dalle conseguenze economiche della guerra in Ucraina sulle fasce più deboli della popolazione.
Un obiettivo non facile che l’esecutivo iberico sembra aver centrato. Il bilancio dello Stato spagnolo, approvato in via definitiva dal Senato con 145 voti su 263, si basa sul concetto che al momento l’opzione più saggia è quella di chiedere uno sforzo supplementare ai più ricchi per dare respiro ai più poveri.
Il governo spagnolo è poi passato dagli annunci roboanti alla realtà terrena adottando simultaneamente una serie di provvedimenti. L’Ingreso mínimo vital (l’equivalente spagnolo del reddito di cittadinanza) viene adeguato all’inflazione. La spesa sociale cresce del 10%. Sale in particolare quella per le politiche giovanili. Le risorse destinate alla scuola aumentano del 6,5%.
E poi altri interventi, giusto a ricordare che gli obiettivi in ambito sociale ed economico si raggiungono con più probabilità se si adottano contemporaneamente più provvedimenti. L’indennità di disoccupazione passa dal 50% al 60%. Aumentano gli incentivi ai contratti a tempo indeterminato. Gli stipendi dei dipendenti pubblici crescono di quasi il 10%, grazie anche al sostegno di una tassa temporanea sui grandi patrimoni sopra i 3 milioni di euro.
