Il riscaldamento globale rischia di rallentare in modo significativo la crescita economica degli Stati Uniti. A preoccupare è soprattutto l'aumento delle temperature estive negli Stati più caldi - Florida, Louisiana, Texas, Mississippi, Oklahoma, Alabama, Georgia, Carolina del Sud, Arkansas e Arizona – che nel 2016 hanno votato per Donald Trump.
Un documento elaborato dalla Federal Reserve di Richmond - sede locale della Banca centrale statunitense - individua un intervallo di temperatura ottimale per l’attività economica, che prospera con una media di circa 14 °C. I paesi sviluppati come Usa, Giappone e buona parte dell’Europa sono vicini a questo clima ideale, ma il surriscaldamento globale li sta allontanando da lì, indebolendo la crescita.
Se si riuscisse a mantenere l’obiettivo di Parigi – restando sotto i 2 °C di riscaldamento globale entro la fine del secolo – la crescita economica degli Stati Uniti rallenterebbe solo del 5-10%, ma le proiezioni in base alla situazione attuale delineano scenari peggiori: con 3-3,5 °C di aumento la frenata sarebbe del 10-20%, con 4 °C potrebbe salire al 12-25%.
Questo documento dimostra che l’opposizione cieca alla carbon tax è negativa per l’economia e lo è, in particolar modo, per gli elettori di Trump che risiedono negli Stati maggiormente interessati dal fenomeno del riscaldamento, che sono anche tra i meno sviluppati.
Temperatura e crescita: un'analisi comparata degli Stati Uniti (Federal Reserve Bank di Richmond)
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