La Georgia, le guerre per procura e la tecnica delle ‘rivolte colorate’

Il Parlamento ritira la legge sugli “agenti stranieri”

Tbilisi, le guerre per procura e la tecnica delle ‘rivolte colorate’

È stato alla fine ritirato il disegno di legge che avrebbe previsto, in Georgia, la registrazione presso il ministero della Giustizia come “agenti di influenza straniera” per quei media che avessero ricevuto più del 20% dei finanziamenti da parte di fonti estere.  Il progetto, che avrebbe riguardato anche le organizzazioni non governative, era stato proposto da ‘Sogno georgiano’, partito di maggioranza al governo del Paese dell’ex Unione Sovietica.

Era da giorni che nella capitale del Paese caucasico, Tiblisi, erano in corso forme di protesta, culminate nella notte di mercoledì quando decine di migliaia di persone sono scese in piazza nel centro della città nel timore che l’istituzione del registro possa compromettere il lungo percorso di riforme per entrare a far parte dell’Unione Europea. Non per caso, i membri del Parlamento europeo Maria Kaljurand e Sven Mikser avevano dichiarato nei giorni scorsi che la proposta “va direttamente contro l’ambizione dichiarata dalle autorità georgiane di ricevere lo status di candidato all’adesione all’Ue”.

Per capire quanto sta accadendo nel paese da 3,7 milioni di abitanti e con un Pil pro-capite pari a circa 4.300 dollari (fonte: My Data Jungle), occorre anche tenere conto della scelta dell’esecutivo di Tbilisi di non aver voluto applicare sanzioni contro Mosca in seguito all’invasione dell’Ucraina. D’altronde il primo ministro e uomo più ricco della Georgia Bidzina Ivanishvili basa una buona parte dei propri capitali in Russia.

Nonostante la decisione di ritirare il disegno di legge, la situazione resta pertanto preoccupante nel paese e ricorda le fasi iniziali della battaglia di Jevromajdan a Kiev (2014), che portò al rovesciamento di un governo legittimo sebbene russofilo (e quindi sgradito all’Occidente). Secondo Mirko Mussetti (Limes), “la guerra per procura tra Stati Uniti e Russia potrebbe presto allargarsi al Caucaso mediante la corroborata tecnica delle rivolte colorate”.

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