
Vladimir Putin ha chiarito la sua posizione: non ci sarà una tregua imminente in Ucraina. Lo ha detto senza mezzi termini a Donald Trump, in una telefonata di un’ora e un quarto annunciata dallo stesso ex presidente Usa su Truth Social. Una conversazione “buona ma non decisiva”, ha commentato Trump, mentre il Cremlino ha parlato di un colloquio “positivo e produttivo”, pur ribadendo l'intenzione di rispondere agli attacchi di Kiev contro i bombardieri russi.
Nessuna apertura verso Kiev: Zelensky definito “terrorista”
Il messaggio di Mosca è stato netto: nessun cessate il fuoco, nessun summit con Zelensky, che Putin considera un interlocutore inaccettabile. Secondo il Cremlino, la tregua servirebbe solo a Kiev per ricevere altre armi occidentali e pianificare nuovi attacchi in territorio russo, come quelli nelle regioni di Bryansk e Kursk. “In queste condizioni, negoziare con Zelensky equivale a parlare con dei terroristi”, ha dichiarato Putin.
L’intervento del Papa: “Serve un gesto di pace”
Un altro interlocutore inaspettato ha cercato di riaprire il dialogo: Leone XIV. Il Papa ha parlato con Putin, invitando la Russia a compiere un gesto concreto per favorire il ritorno alla diplomazia. Il Vaticano ha sottolineato l’importanza del dialogo per evitare l’escalation e creare spazi di contatto tra le parti. Un messaggio chiaro, ma che al momento sembra destinato a restare inascoltato.
Istanbul, una trattativa fallita e l’ombra della Siberia
Il gelo diplomatico arriva dopo il flop dei negoziati di Istanbul e in seguito al blitz ucraino contro basi aeree russe in Siberia e il ponte in Crimea. Un’escalation che ha riacceso le tensioni, spingendo Trump a tentare ancora una volta di farsi mediatore, proponendo un “dialogo tra pari” con lo zar. Ma per ora, l’unico risultato è stato il mantenimento di una linea dura da parte del Cremlino, che continua a vedere nell’Occidente un complice diretto delle operazioni ucraine.
La diplomazia resta in standby
Mentre gli attacchi proseguono e la retorica si inasprisce, le speranze di una de-escalation sembrano sempre più lontane. La diplomazia, per ora, è congelata. E l’Europa osserva con crescente preoccupazione.