La parabola di Erdogan e il suo potere speciale. Da “dittatore” ad alleato strategico

Le missioni di Draghi (ad Ankara) e Mattarella (in Mozambico) per cercare alternative alle forniture di gas russo. Due viaggi in parallelo con lo stesso obiettivo: rafforzare le relazioni con chi possiede o controlla i flussi di energia

La parabola di Erdogan e il suo potere speciale. Da “dittatore” ad alleato

Due viaggi in parallelo, a poche ore di distanza. Legati dalla necessità di sottrarsi alla dipendenza russa per le forniture del gas. È il tema centrale della visita del capo dello Stato Sergio Mattarella in Mozambico e della trasferta del premier Mario Draghi, accompagnato da mezzo governo, in Turchia. Due missioni che servono per rafforzare le relazioni con chi possiede e controlla i flussi di energia.

Nei prossimi mesi aumenteranno le forniture dall’Algeria, nel frattempo diventata per l’Italia il primo fornitore di oro blu, e via nave sotto forma di gas naturale liquefatto da Qatar e Stati Uniti. Ma, allo stesso tempo, l’esecutivo italiano prova ad aprire nuovi canali.

In tale quadro, il Mozambico (paese nel quale Eni opera dal 2006) gioca un ruolo chiave. Nel nord del Paese sono stati individuati alcuni dei giacimenti off shore più ricchi di gas al mondo. Della questione non se ne occupa Mattarella, ma con la sua visita il presidente rafforza le relazioni bilaterali, anticipando una possibile visita di Mario Draghi che potrebbe avvenire a settembre.

A sua volta, la trasferta di Draghi in Turchia è ancora più importante. Sembra passato un secolo da quando (nel 2021) il premier italiano definì Erdogan un dittatore. Oggi lo scenario è cambiato e il leader turco è cosciente di disporre di un grande potere sul transito energetico da Est e Ovest. Al centro dell’attenzione, i flussi che dal Trans-Anatolian Pipeline arrivano al Tap e il percorso che da Israele alla Turchia potrebbe condurre energia in Europa. C’è poi un’altra questione calda: il nodo dei giacimenti di gas Eni a Cipro.

Erdogan non tiene sotto controllo soltanto il rubinetto dell’energia ma anche quello dei migranti. L’obiettivo è ridurre i flussi migratori illegali (triplicati del 2021 sulla rotta del Mediterraneo orientale) e di stabilizzazione del quadro libico, passaggio chiave per l’attività di Eni nel paese nordafricano. Lo scopo ultimo è sempre lo stesso: aumentare le forniture energetiche verso l’Italia.

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