Francia, i gilet gialli non si fermano. Scontri a Parigi

Nono sabato di manifestazioni nel paese transalpino. Intanto il M5s ha provato a corteggiare il movimento francese: ci sono elementi comuni tra le due forze?

I gilet gialli non si fermano. Scontri a Parigi

Trentaduemila persone in piazza in tutta la Francia nel nono sabato di mobilitazione dei gilet gialli. A Parigi, dove i manifestanti erano ottomila, ci sono stati scontri con la polizia sugli Champs-Elysées. Un copione che si ripete ormai da settimane. A Bourges, nel centro della Francia, in 5 mila si sono radunati sfidando il divieto della prefettura. Manifestazioni si sono svolte anche in altre città, da Nimes a Strasburgo e Chantilly. Il ministero dell'Interno ha reso noto che in tutto il Paese sono state fermate un centinaio di persone, 59 delle quali a Parigi.

Non si fermano, dunque, in Francia le proteste dei gilet gialli. Così, una mobilitazione popolare nata contro l’aumento delle tasse sul carburante prova a diventare un movimento politico con tanto di rappresentanti, punti programmatici e ambizioni elettorali. Secondo alcuni, l’ala più moderata del movimento starebbe persino lanciando un partito chiamato “Les Emergents”.

Ed è proprio quest’ultimo elemento ad aver spinto Luigi Di Maio a esprimere, in vista delle elezioni europee, sostegno ai gilet gialli. Tuttavia, mentre il M5s avrebbe bisogno di una sponda per provare a contare in Europa, i gilet gialli sono ancora un fenomeno giovane. In più, essendo nati dal basso, hanno al proprio interno varie "anime": c’è chi si è mostrato aperto al confronto con il vicepresidente del Consiglio italiano, ma c’è anche chi ha rifiutato qualunque tipo di accostamento, come Jaclin Mouraud, esponente dell’ala più moderata.

Ma ci sono elementi comuni tra M5s e gilet gialli? La natura non gerarchica e la rottura con la politica del passato che caratterizzano il movimento dei gilet gialli possono essere paragonate alla prima fase politica pentastellata. Tuttavia, la frattura sociale di cui si fanno portatori, ossia la forte divisione economico-sociale tra il centro e le periferie, tra la città e le campagne, appare come un’istanza tipicamente francese.

Ci sono ad ogni modo punti in comune, a partire dall’abbattimento dei costi della politica e dalla realizzazione della democrazia diretta. Su quest’ultimo punto, la proposta francese è di introdurre il referendum di iniziativa popolare in Costituzione (con 700 mila firme). Piuttosto simile all’idea grillina, che prevede pero' il raggiungimento delle 500 mila firme. C’è, poi, la lotta al precariato: gli strumenti messi in atto con il decreto dignità sono in linea con la richiesta dei gilet gialli di limitare l’uso dei contratti a tempo determinato per incentivare il lavoro stabile. Un altro punto in comune è il taglio delle tasse sul carburante, richiesto in Francia, e previsto nel contratto di governo gialloverde. Infine, sia sull’opposizione alle politiche di austerità fiscale che sulla politica industriale le due realtà hanno un simile approccio. In riferimento a quest’ultimo aspetto, la lotta alle delocalizzazioni è già stata affrontata dall'esecutivo italiano nel decreto dignità e la contrarietà alle privatizzazioni è un elemento che accomuna entrambi i movimenti.

Ci sono però anche alcune divergenze, sia di obiettivi sia d’impostazione politica. Per quanto riguarda i minimi retributivi e pensionistici, le proposte francesi sono chiare: rispettivamente 1.200 e 1.300 euro. Il M5s propone l’introduzione di un salario minimo che sia il 20/30% superiore alla soglia di povertà, calcolata in 780 euro. Sulle pensioni i gilet gialli chiedono i 60 anni di età pensionabile, mentre i grillini propongono la messa a regime di quota 41 e quota 100.

L’altro tema su cui sembrano esserci possibili disaccordi è l’immigrazione. Mentre sulla velocizzazione dei rimpatri e il contrasto delle cause dell’immigrazione la vicinanza sussiste, nel programma pentastellato non è menzionato il miglioramento del sistema d’accoglienza, né la realizzazione di una forte politica d’integrazione. Si tratta, invece, di aspetti rilevanti per i transalpini.

Tuttavia, il grande elemento di differenza è il fisco. I gilet gialli chiedono un aumento sostanziale della progressività fiscale, mentre il M5s (oltre all’introduzione della flat tax) propende per una sostanziale diminuzione delle aliquote con un aumento della no tax area. Una divergenza non da poco per due forze politiche che potrebbero unirsi in vista delle prossime elezioni europee.

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