Secondo un recente sondaggio, solo il 22 per cento dei britannici pensa che il paese si trovi ora in condizioni migliori dopo l’uscita dall’Unione europea di tre anni fa, mentre appena il 10 per cento ritiene che la sua vita sia realmente migliorata. Eppure, Alice Weidel, presidente di Alternative für Deutschland (Afd, estrema destra), ha deciso di tessere le lodi della Brexit in un’intervista al Financial Times.
Qualche anno fa l’Afd era solo un gruppo marginale con tendenze neonaziste, le cui opinioni sul futuro dell’Europa non avevano grandi conseguenze. Ma da allora il partito è cresciuto notevolmente nei sondaggi. A tal punto che, nei giorni scorsi, un milione e mezzo di tedeschi hanno sfilato nelle grandi città del paese dopo la rivelazione di un piano segreto messo a punto dall’Afd per la remigration, l’espulsione degli stranieri dalla Germania.
Un piano che ha fatto schizzare verso l’alto il numero di coloro che auspicano la messa al bando del partito. Ma la mossa potrebbe rivelarsi controproducente (come è noto il proibizionismo non porta tanto lontano). Anche perché oggi quello che dice e pensa l’Afd è d’interesse nazionale in Germania, e dunque riguarda anche l’Europa. Nella sua intervista, Weidel ha dichiarato che la Brexit dovrebbe essere un modello per la Germania. La leader dell’Afd ha detto che, se riuscisse ad arrivare al governo, cercherebbe di ridurre i poteri della Commissione europea. Se questa missione dovesse rivelarsi impossibile, Weidel proporrebbe un referendum sulla Dexit.
Una posizione apparentemente illogica. Nell’ultimo sondaggio del Parlamento europeo solo il 18 per cento dei tedeschi ha espresso un parere negativo sull’Unione. Una percentuale non così significativa ma che se fosse intercettata da Afd sposterebbe in modo rilevante gli equilibri politici in Germania.