Nuovi sistemi di difesa si affacciano all’orizzonte: di recente si è discusso dell’ipotesi di adottare nel Vecchio continente un sistema Iron Dome, il dispositivo israeliano progettato per contrastare le armi a corto raggio.
Iron Dome è uno strumento - fisso o mobile, costituito da batterie dislocate in tutto Israele, ciascuna con tre o quattro lanciatori che possono sparare venti missili intercettori - che usa il radar per tracciare i razzi e può distinguere tra quelli che potrebbero colpire aree edificate.
Da tempo, nelle capitali europee si discute di una sua possibile adozione sul territorio dell’Unione. Ad aprire il dibattito in Europa sono state le parole di Armin Papperger, amministratore delegato di Rheinmetall, azienda tedesca leader in Europa nel settore della difesa.
Papperger ha detto che la difesa aerea a corto raggio è “qualcosa che in Europa vorrebbero creare”, riferendosi all’iniziativa European Sky Shield, guidata dall’esecutivo tedesco e sostenuta da oltre venti Paesi, che punta allo sviluppo congiunto di nuovi sistemi di difesa aerea. Secondo alcuni analisti militari, tuttavia, schermare ampie zone dell’Europa continentale con un sistema analogo potrebbe rivelarsi complicato.
Quello che è certo è che lo sviluppo di sistemi di difesa aerea e missilistica è una priorità per Bruxelles, che sta spingendo le capitali europee a lavorare insieme sulle tecnologie per colmare le lacune militari dell’Unione. Bruxelles sta preparando anche una nuova strategia per incrementare gli acquisti congiunti e ha fissato l’obiettivo di rifornirsi da produttori europei anziché statunitensi.