
Firmato nel 1985 a Schengen, il trattato ha permesso viaggi senza frontiere tra 29 Paesi. Oggi, però, 11 Stati europei — tra cui Francia, Germania, Italia, Austria e Paesi Bassi — hanno riattivato controlli alle frontiere interne, spesso in modo continuativo.
“Schengen si sta sciogliendo sotto i nostri occhi”
Lo denuncia l’eurodeputato spagnolo López Aguilar, che parla di un’erosione del principio fondante: i controlli vengono giustificati con l’emergenza migratoria, ma rischiano di diventare prassi.
Tensioni alle frontiere, turbano i pendolari
In particolare per il Lussemburgo — patria del trattato — le misure tedesche rappresentano un ostacolo quotidiano per migliaia di pendolari. Tanto che il governo del piccolo Stato ha presentato un esposto alla Commissione Europea.
Bruxelles corre ai ripari... a metà
La Commissione ribadisce che i controlli interni devono essere eccezionali, proporzionati e temporanei. Ma i ministri concordano: per garantire Schengen servono controlli esterni più efficaci e cooperazione tra polizie .
Libera circolazione a rischio
Polonia e Repubblica Ceca bacchettano la nuova stretta, mentre l’Ue ribadisce la necessità di salvaguardare la libertà di movimento, colonna portante del progetto europeo.
Rischiamo davvero la fine del sogno Schengen?
Il dibattito si concentra su un tema chiave: le politiche migratorie non possono erodere il diritto di viaggiare tra gli Stati membri. Se i controlli diverranno sistematici, l’Europa rischia di perdere uno dei suoi pilastri più riconoscibili.