
Il conflitto con la Russia e l’atteggiamento ostile di Donald Trump verso la NATO hanno riacceso il dibattito sull’adesione all’UE nei Paesi nordici. Islanda, Norvegia e Groenlandia – da tempo integrate nello Spazio economico europeo e in Schengen – oggi guardano a Bruxelles come scudo politico e militare.
Dalla diffidenza al ripensamento
In passato i “no” referendari in Norvegia e lo stop dei negoziati islandesi avevano chiuso la porta a un allargamento a nord. Ma oggi i sondaggi mostrano un consenso crescente tra cittadini e istituzioni. Anche la Groenlandia, uscita dalle Comunità europee nel 1985, registra un favore diffuso per un ritorno sotto l’ombrello comunitario.
Perché conviene a Bruxelles
Per l’UE, al netto di nuovi possibili tensioni non soltanto con Mosca ma anche con Washington e Pechino, l’ingresso dei Paesi nordici significherebbe rafforzare la sicurezza energetica, acquisire un ruolo strategico nell’Artico e garantirsi l’accesso a minerali critici e nuove rotte commerciali. L’Islanda porterebbe know-how sulle rinnovabili, la Norvegia la sua potenza energetica, la Groenlandia risorse minerarie decisive.
Una partita lunga, ma aperta
Il percorso non sarà rapido. Intanto Bruxelles ha già mosso i primi passi, aprendo un ufficio in Groenlandia e rafforzando i contatti con i governi nordici. E proprio la presidenza danese del Consiglio Ue potrebbe diventare il punto di svolta.