
Un “attacco combinato su vasta scala” dei russi ha squarciato la notte ucraina tra sabato e domenica: oltre 500 droni e missili lanciati in diverse regioni del Paese, inclusa Kiev e quella occidentale di Leopoli, che hanno spinto la Polonia a far alzare in volo i suoi caccia per monitorare i confini.
È un nuovo record per intensità di attacco, l’ennesimo atto di questa guerra infinita senza apparenti spiragli di tregua. Lo fa intendere il Cremlino, che rifiuta di tornare al negoziato se l’Occidente alzerà ancora la pressione con le sanzioni, e lo conferma Volodymyr Zelensky, che ha deciso di ritirare Kiev dal trattato internazionale contro le mine antiuomo. Accusando la Russia di continuare ad utilizzarle “contro i nostri militari e i civili”.
Con le sue forze armate in difficoltà, Zelensky ha così preso una decisione controversa, che ora dovrà essere ratificata dal parlamento: ritirare il Paese dalla Convenzione di Ottawa, che vieta ai firmatari (160 Paesi, ma non Stati Uniti e Russia) di acquisire, produrre, o utilizzare mine antiuomo.
Ordigni che secondo le organizzazioni umanitarie mettono a rischio i civili, rimanendo inesplose sottoterra per lungo tempo. Un passo analogo era stato già fatto nei mesi scorsi da Polonia, Finlandia, Lituania, Lettonia ed Estonia, tutti confinanti con la Russia.