Perché il Regno Unito rischia di perdere 10 mln di abitanti. L’Impero britannico verso la disgregazione?

Il Sinn Féin è il primo partito dell’Irlanda del Nord con 27 seggi e apre la strada a una possibile riunificazione delle due Irlande. E poi ci sono la Scozia e il Galles…

Perché il Regno Unito rischia di perdere oltre 10 milioni di abitanti
Michelle O’Neill, il prossimo premier nordirlandese

L’ex braccio politico dell’Ira (Irish Republican Army), il Sinn Féin, favorevole alla riunificazione delle due Irlande, ha vinto le elezioni per l’Assemblea parlamentare nell’Irlanda del Nord e Michelle O’Neill, leader del partito, diventerà il primo ministro nazionalista nella storia del Paese. Secondo i risultati definitivi, la sua formazione politica ha conquistato 27 seggi raggiungendo così per la prima volta la maggioranza relativa nel Parlamento nordirlandese: battuti gli unionisti del Dup, che hanno ottenuto 24 seggi, alleati con i conservatori britannici (Tory), il partito del premier Boris Johnson.

Ma come si è arrivati a questa situazione? Dopo il Northern Ireland Act 1998, seguito alla firma dell’Accordo del Venerdì Santo che ha riportato la tregua tra Dublino e Belfast riaffermando che l’Irlanda del Nord è parte integrante del Regno Unito, la scintilla è ripartita in seguito all’uscita di Londra dall’Ue, la Brexit sostenuta proprio dai Tory che ha fatto tuttavia emergere interessi contrapposti anche all’interno dello stesso territorio britannico, con il piccolo Stato nordirlandese incline a restare nell’Unione europea.

Grazie a una deroga, ad oggi l’Irlanda del Nord infatti rientra ancora nel Mercato unico dell’Ue, ma l’equilibrio economico e commerciale tra Belfast, Londra e Bruxelles resta precario e irrisolto. Un vero pasticcio economico e commerciale che lo Sinn Fein vorrebbe risolvere alla radice, puntando dritto alla riunificazione delle due Irlande e dicendo addio una volta per tutte al Regno Unito.

La vittoria dello Sinn Féin registrata il 7 maggio non significa comunque che un voto sulla riunificazione irlandese sia imminente. Anzi, si parla di un piano decennale. In ogni caso è un processo che cova sopra La Manica, come conferma l’immediata reazione del primo ministro scozzese Nicola Sturgeon che si è congratulata con il Sinn Féin per un “voto storico” e che da tempo soffia sul vento dell’indipendenza della Scozia da Londra. C’è infine il Galles che potrebbe, a cascata, considerare la stessa opzione.

Uno scenario, quello secessionista da parte di Belfast, Edimburgo e Cardiff, qualora si avverasse, catastrofico per la quinta economia al mondo (il Pil nominale in miliardi di dollari registrato nel 2020 è stato pari a 2.638; l’Italia ad esempio si è attestata a 1.848) che ridimensionerebbe sensibilmente l’impero britannico dal punto di vista geopolitico, economico e demografico - cumulativamente Irlanda del Nord, Scozia, e Galles contano oltre 10 milioni di abitanti. E farebbe passare Boris Johnson alla storia non per il suo caschetto biondo fuori controllo, ma come il premier che ha contribuito alla disgregazione del suo Paese.

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