Forse dobbiamo piantarla di piantare alberi a caso

Piantare mille miliardi di alberi? Ecco perché potrebbe rivelarsi una toppa peggiore del buco. E per alcuni esperti forse è meglio così

Forse dobbiamo piantarla di piantare alberi a caso

Prima è arrivata la dichiarazione finale del vertice G20 di Roma: “Condividiamo l’obiettivo ambizioso di piantare collettivamente 1.000 miliardi di alberi, concentrandoci sugli ecosistemi più degradati del pianeta”. Pochi giorni dopo una delle due decisioni finali di Cop26 gli fa eco: oltre 100 Stati, l’85% della superficie forestale terrestre, tra cui Cina, Russia e Brasile, si impegnano a fermare la distruzione delle foreste entro il 2030.

Ma torniamo ai mille miliardi di alberi. Questo sarebbe dunque il numero di alberi da piantare per contrastare il riscaldamento globale. È così che sostengono le numerose campagne per la salvaguardia del clima (tra queste ‘Tree Trillion Campaign’ e ‘Plant-for-the-Planet’) che vedono nell’azione di piantare alberi su larga scala la soluzione giusta.

Siamo sicuri che piantare alberi sia la miglior via da percorrere? Innanzitutto c’è un problema quantitativo. Se ciascuno degli 8 miliardi di abitanti della terra piantasse un albero ogni anno, si arriverebbe a solo 160 miliardi di nuovi alberi. È solo un esempio che fa capire che le dichiarazioni del G20 e di Cop26 rischiano di restare tali. E per alcuni esperti forse è meglio così.

E qui veniamo al secondo nodo, quello qualitativo. Innanzitutto è essenziale individuare dei criteri che forniscano dei binari-guida sui quali organizzare e far progredire l’intervento di rimboschimento. Per Giorgio Vacchiano, ricercatore in gestione e pianificazione forestale all’Università Statale di Milano, tre sono i principali: le aree dove effettuare tale azione (ad esempio nelle zone a rischio di dissesto idrogeologico), il tipo di foresta che si vuole far nascere (sapendo che i boschi eterogenei hanno più carte da giocare in casi di disastri ambientali) e le cure successive al momento della piantumazione.

In riferimento a quest’ultimo punto, in una foresta giovane c’è da aspettarsi un alto tasso di mortalità, soprattutto nelle prime fasi di vita. È per questa ragione che cure come sostituire le piante che muoiono o irrigarle se dovesse arrivare una siccità sono importanti fra i 5-7 anni successivi alla piantumazione. La creazione di un bosco artificiale non è efficace come quello che produce la natura.

Il che ci riporta alla campagna mille miliardi di alberi. Tale cifra sarebbe da raggiungere non soltanto attraverso un intervento di forestazione, ma anche favorendo la capacità di riproduzione naturale che ogni foresta possiede. Piantare un numero così grande di alberi sarebbe molto difficile e molto costoso e, al contempo, gli alberi sanno benissimo riprodursi da soli. Sarebbe quindi importante favorire le capacità della foresta di rinnovarsi per via naturale attraverso i propri semi.

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