Cresce il numero di Paesi europei che emettono green bond

L’Italia registra una delle quote più basse (0,8 per cento nel 2022)

Cresce il numero di Paesi che emettono green bond

Nel 2022, il numero di Paesi europei che hanno emesso dei green bond è quasi raddoppiato.

Le cosiddette obbligazioni verdi, introdotte nel 2007, sono strumenti che permettono di investire in progetti volti a mitigare i cambiamenti climatici e promuovere uno sviluppo sostenibile.

Nel 2022, 16 stati membri hanno emesso questi strumenti, per un valore mediamente pari al 2,2 percento del debito pubblico. Nel 2019, questo dato era di poco inferiore all’1 per cento.

Il peso delle obbligazioni verdi sul totale del debito pubblico nazionale è tuttavia ancora limitato. Il Lussemburgo, che nel 2019 non aveva fatto ricorso a questo strumento, registra la percentuale più elevata nel 2022, pari al 7,8 per cento. Seguono Lettonia e Belgio, dove i green bond costituiscono rispettivamente il 3,9 e il 3,8 per cento del debito.

Nei Paesi che avevano fatto maggior uso di questo strumento nel 2019, come Belgio, Paesi Bassi, Irlanda e Francia, questa percentuale si aggira (in relazione allo scorso anno) attorno al 3 per cento (rispettivamente 3,8, 3,3, 3,2 e 3,0 per cento). 

L’Italia registra invece una delle quote più basse (0,8 per cento nel 2022) e si colloca prima della sola Lituania (0,3 per cento).

Cosa sono le obbligazioni verdi?

Tra gli strumenti finanziari green più diffusi sul mercato ci sono le obbligazioni verdi (green bond), cioè titoli di debito emessi da imprese, banche, Stati, altri enti pubblici e organismi sovranazionali (es. Banca Mondiale) per raccogliere risorse da destinare esclusivamente al finanziamento o al rifinanziamento di progetti ambientali nuovi e/o preesistenti.

Con l’acquisto di green bond, i risparmiatori, oltre a ricevere una remunerazione del capitale investito, come nel caso delle obbligazioni convenzionali, finanziano esclusivamente attività che contribuiscono alla tutela dell’ambiente, quindi utili alla collettività. Le imprese, le banche, gli Stati, gli altri organismi pubblici e gli organismi sovranazionali emettono green bond per attrarre nuovi investitori, ridurre possibilmente il costo dei finanziamenti e avere una ricaduta positiva in termini di immagine.

Sotto il profilo finanziario i green bond sono equivalenti alle obbligazioni convenzionali. Pertanto, coloro che investono in obbligazioni verdi devono tenere conto dei rischi finanziari tipici dello strumento obbligazionario convenzionale attraverso una valutazione delle sue caratteristiche finanziarie, in particolare, del rendimento in relazione alla durata dello strumento e alla rischiosità dell'emittente.

Sotto il profilo del loro valore pubblico, l’investitore dovrà inoltre valutare quale sia effettivamente l’impatto dell'intervento finanziato sull’ambiente e, conseguentemente, la genuinità dell’etichetta ‘verde’. È, infatti, possibile che le operazioni finanziate con le risorse raccolte attraverso l’emissione dei titoli non abbiano un effetto positivo sull’ambiente; in questo caso si parla di greenwashing.

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