Case green, via libera definitivo del Parlamento europeo

Lo scopo è quello di ridurre le emissioni di gas serra e i consumi energetici nel settore edilizio, pervenendo alla neutralità climatica entro il 2050. La nuova normativa non si applica agli edifici agricoli e agli edifici storici. I 27 possono decidere di escludere anche le chiese e i luoghi di culto.

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Una direttiva europea è un atto legislativo vincolante che impone un obiettivo a un Paese o a un gruppo di Stati per quanto riguarda il risultato da raggiungere.
Case green, via libera definitivo del Parlamento

Il Parlamento europeo ha approvato l’accordo della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia (EPBD) con 370 voti a favore, 199 contrari e 46 astenuti. L’EPBD, nota in Italia come direttiva “case green”, introduce nuove misure per realizzare un parco immobiliare climaticamente neutro entro il 2050.

Lo scopo della revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia - spiega il Parlamento europeo - è di ridurre progressivamente le emissioni di gas serra e i consumi energetici nel settore edilizio entro il 2030 e pervenire alla neutralità climatica entro il 2050. 

Tra gli obiettivi figurano anche la ristrutturazione di un maggior numero di edifici con le prestazioni peggiori e una migliore diffusione delle informazioni sul rendimento energetico.

Secondo la nuova normativa, tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2030. Inoltre, i nuovi edifici occupati o di proprietà delle autorità pubbliche dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028. 

Gli Stati membri potranno tenere conto, nel calcolare le emissioni, del potenziale impatto sul riscaldamento globale del corso del ciclo di vita di un edificio, inclusi la produzione e lo smaltimento dei prodotti da costruzione utilizzati per realizzarlo.

Per gli edifici residenziali, i 27 Paesi dovranno adottare misure per garantire una riduzione dell’energia primaria media utilizzata di almeno il 16 per cento entro il 2030 e di almeno il 20-22 entro il 2035.

In base alla nuova direttiva, si dovrà inoltre ristrutturare il 16 per cento degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26 entro il 2033, introducendo requisiti minimi di prestazione energetica.

Se tecnicamente ed economicamente fattibile, gli Stati dovranno garantire l’installazione progressiva di impianti solari negli edifici pubblici e non residenziali, in funzione delle loro dimensioni, e in tutti i nuovi edifici residenziali entro il 2030.

I Paesi dovranno poi spiegare come intendono predisporre misure vincolanti per decarbonizzare i sistemi di riscaldamento eliminando, gradualmente, i combustibili fossili nel riscaldamento e nel raffreddamento entro il 2040. A partire dal 2025, sarà vietata la concessione di sovvenzioni alle caldaie autonome a combustibili fossili.

La nuova normativa non si applica agli edifici agricoli e agli edifici storici, e i Paesi membri possono decidere di escludere anche gli edifici protetti per il particolare valore architettonico o storico, gli edifici temporanei, le chiese e i luoghi di culto.

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