Se ambiente fa rima con conveniente

I manager dei grandi fondi Usa puntano sempre più su investimenti “verdi”. Hanno in mano un elenco di tre settori remunerativi, derivato anche da uno studio ONU. E non ci sono più i produttori di solare o eolico

Se ambiente fa rima con conveniente

Un tempo si chiamava ambientalismo, nel senso ampio e vago di rispetto e difesa della natura. Oggi si chiama consapevolezza del cambiamento climatico e dei danni concreti che esso comporta sul pianeta. Ci sono ancora molti inconsapevoli, per carità, e il Re degli inconsapevoli e dei negazionisti dell'effetto-serra è nientemeno che il presidente degli Stati Uniti, ma è inesorabile il progressivo aumento dell'esercito dei “consapevoli”. Un esercito a cui si sono arruolati, e non da oggi, anche i grandi manovratori della finanza americana.

Se anche i cinici lupi di Wall Street, come racconta il New York Times, si stanno schierando contro il cambiamento climatico, vuol dire che qualcosa di epocale sta accadendo. La spiegazione del fenomeno, però risiede in una particolare interpretazione del “contro” il cambiamento climatico. È un contro che diventa un “a favore” del guadagno. I responsabili della finanza delle grandi aziende e i manager dei grandi fondi Usa, infatti, hanno capito che si può guadagnare cavalcando la lotta al surriscaldamento globale.

Proprio un recente e corposo report dell'ONU chiarisce che se non si inverte la rotta, nel 2040 l'innalzamento delle temperature raggiungerà un livello critico. Questo testo è già diventato una sorta di manuale-bibbia degli investimenti del futuro: perché fissa i tempi e detta anche molti obbiettivi di impegno da parte degli stati per attenuare i danni ambientali. Ebbene, niente di più facile per gli scaltri investitori: questi obbiettivi sono proprio le aree di investimento dove possono arrivare i maggiori profitti.

E le interviste ai manager finanziari focalizzano quali potrebbero essere gli investimenti verdi più profittevoli. A sorpresa non quelli che d'impulso molti penserebbero: bocciate le energie alternative. Anzi, chi ha destinato risorse ai produttori di pannelli fotovoltaici o impianti eolici ci ha rimesso le penne: perché gli incentivi statali all'ingresso hanno creato un mercato troppo largo e, quindi, una sovrapproduzione e anche perché in molte aree geografiche il costo dei combustibili fossili è ancora molto più conveniente del costo delle fonti rinnovabili.

Accantonate le energie alternative, gli esperti di finanza vedono un futuro remunerativo in tre macro-settori. Innanzitutto il mercato delle obbligazioni verdi, come possono essere quelle emesse da fondi specializzati nell'eco-sostenibile, o dalla Banca Mondiale per progetti idrici o dalla Toyota per finanziare la sua Prius ibrida. Poi, è cosa buona investire nelle singole aziende che fanno della compatibilità ambientale e del risparmio energetico la loro bandiera: quindi le società che per esempio riducono il packaging o il consumo elettrico. Infine, l'ultimo comparto consigliabile è su base geografica: il grande inquinatore del mondo è l'Asia (da cui proviene l'85% della crescita delle emissioni), in particolare la Cina. Eppure proprio la seconda economia al mondo, dal 2017, è all'avanguardia nel solare e nell'impegno per la riduzione dei gas-serra e non è sbagliato, quindi, puntare le proprie fiches a Shanghai e dintorni.

Questo articolo è stato precedentemente pubblicato su LA STAMPA

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